sabato 19 maggio 2012

La divinità


 Come sempre arrivo in ritardo, ma nonostante questo, eccomi qui! Una Bradistoria per voi sulle parole telescrivente e banana!

La divinità


L'intera capanna era invasa dal calore, proveniente da un grande fuoco attorno al quale si erano radunate una decina di persone. Si passavano silenziosamente una lunga pipa di legno decorata con piume colorate, facendo lenti anelli di fumo. Dopo ogni soffio, il fumo saliva per riunirsi alla nuvola più grande prodotta dalle fiamme che guizzavano nel centro della stanza. Non appena l'ultimo sbuffo fu scomparso, un uomo calvo dal naso aquilino si alzò in piedi e prese la parola.
"Sono passate due lune da quando il dio ci ha parlato. Due lune soltanto ci separano dall'oracolo che ha diviso la nostra tribù!"
Con un gesto lento e calcolato, indicò una specie di altare in legno sul quale si trovava, in mezzo a incensi e candele, un astruso marchingegno di metallo. Se gli uomini nella stanza avessero saputo dare un nome alle sue componenti, avrebbero chiamato schermo il piccolo rettangolo luminoso su cui appariva la voce del loro dio, tasti i quadratini con le lettere e telescrivente l'intero macchinario.
"Nessuna banana, queste sono state le sue parole. E posso testimoniare che ciò è vero: avete la mia parola di Capo Tribù e Voce del Dio. Ero proprio in questa stanza quando la luce del Dio è apparsa per donarci il Suo comandamento! Oggi mi rivolgo a voi, fratelli, poichè la piaga dell'eresia deve essere debellata, nel nome della pace e della serenità di tutti. Dunque invito coloro che hanno delle novità a parlarne al Consiglio."
Il Gran Sacerdote si sedette, in attesa. Il suo sguardo penetrante scrutava i presenti come un falco pronto ad artigliare la preda. Esattamente nel punto opposto del cerchio rispetto a dove il Gran Sacerdote era seduto, si alzò in piedi un giovane dalla lunga barba intrecciata.
"L'embargo della banana procede bene, fratelli!" disse, ma non appena aprì la bocca per continuare fu interrotto da un anziano barbuto che, restando ostinatamente seduto, sbottò:
"E chi si occuperà di questo Dio quando tutta la tribù sarà morta di fame?"
Il Gran Sacerdote lo fulminò con lo sguardo. Se avesse potuto fare di testa sua, il vecchio avrebbe raggiunto già da tempo il Dio che tanto disprezzava. Tuttavia, la tribù amava quel vecchio pazzoide, il folle senza tempo che non segue nessuno, ma che trascina tutti con sé. Si era già ribellato una volta, quando il Dio aveva proibito la musica, costruendosi un flauto e passando le giornate a soffiarci dentro. Purtroppo non poteva essere condannato in alcun modo: infatti, i suoni che produceva erano la cosa più lontana dalla musica che esistesse. E la tribù invece di ridere di lui, rideva con lui degli errori che faceva!
"Fratello mio" disse con un sorriso stiracchiato "Vi è tanto cibo che cresce nei boschi, che possiamo raccogliere o coltivare. Gli animali ci forniscono la carne e le pelli, di che altro potremmo aver bisogno, se non della luce del nostro Dio?"
La risata del vecchio riempì la stanza e il fumo sembrò diradarsi.
"Quanto sei sciocco e cieco, Gran Sacerdote! Conosci forse tu il pensiero degli animali? E se dovessero migrare, cosa mangerà la tribù, se non potremo usare le immense scorte di banane secche che possediamo? Come faremo a far crescere in tempo altri raccolti, visto che non abbiamo semi? O forse il Dio ti ha parlato anche di questo?"
Gli occhi dell'uomo brillavano luminosi e ironici, guizzando su quel volto antico e segnato, per poi riflettersi in quelli scuri come la notte del Gran Sacerdote.
"E vorrei aggiungere ancora una cosa, fratelli miei: siamo al culmine dell'idiozia! Infatti non pochi si sono ormai dati alla castità! E per quale motivo, secondo voi? Per il divieto di banane!"
 Il vecchio rise di gusto e non pochi altri lo seguirono, per  essere immediatamente fulminati dallo sguardo furente del Gran Sacerdote.
"E tu," continuò impietosamente il vecchio, adesso rivolto al barbuto che aveva interrotto " lo sento forte e chiaro dalla mia capanna come pratichi il tuo embargo della banana!"
Il povero giovane non potè fare altro che arrossire cercando di farsi piccolo, piccolo, schiacciato dal peso di svariati occhi che lo fissavano.
La rabbia del Gran Sacerdote aveva raggiunto il punto critico: un tic leggero al labbro e l'apertura meccanica e involontaria delle dita lo confermavano.
"Tu!" tuonò stralunato, puntando il suo indice tremante contro il vecchio, come se fosse una lancia. "Distruttore, eretico, malfidato! Come osi parlare, anche solo respirare in questa sacra stanza! Verrai fustigato, lapidato, preso a calci e..."
"Condannato a scivolare in eterno su una buccia di banana, magari?" ridacchiò bonariamente, mentre cercava di evitare gli spruzzi di saliva che schizzavano dalla bocca del Gran Sacerdote. Poi, con una calma esagerata e una strana luce negli occhi, si alzò in piedi e disse "Credo che sia giunto il momento che ti riveli una cosa, amico mio: io sono il tuo dio!"
La rivelazione del vecchio fu accolta da un istante di sorpreso silenzio, seguito dalla folle risata del Gran Sacerdote.
"Sapevo che eri pazzo!" gridò voltandosi verso i presenti "Quest'uomo una divinità! Sarai condannato per questo!" rise istericamente.
Il vecchio non si scompose e con tono leggero rispose:
"Posso dimostrartelo."
Il Gran Sacerdote lo guardò sbigottito e, cercando di trattenere una risata sprezzante sbottò:
"E come, con un miracolo?"
"Posso fare di meglio."
Detto questo l'uomo uscì dalla capanna. Nessuno dei presenti aveva provato a fermarlo e, a dire il vero, nessuno avrebbe voluto davvero farlo: erano tutti troppo curiosi di scoprire cosa sarebbe successo. In pochi minuti l'uomo rientrò nella capanna, ma non era solo: un piccolo gruppo di persone lo seguiva e portava sulle spalle quella che sembrava essere un'altra divinità, ossia, un'altra telescrivente. Il Gran sacerdote sembrava sull'orlo di una crisi di nervi e si torceva nervosamente le mani, come se immaginasse di strangolare qualcuno.
Il vecchio intanto si era avvicinato alla telescrivente e aveva iniziato a battere sui tasti. Come per magia, lo schermo dell'altra si illuminò e vi apparve la scritta: -adesso mi credi?-
Ciò che accadde subito dopo quest'evento è vago e confuso: c'è chi narra che non appena vide la scritta, il Gran Sacerdote si sia lanciato con un coltello in mano verso il vecchio uomo, ancora chino sulla telescrivente. Altri dicono che il suo cuore non abbia retto al colpo, oppure che abbia iniziato a venerare il vecchio come un dio.
Ciò che invece non raccontano è la lunga corsa nella notte del Gran Sacerdote fino al banano più antico della piantagione. Tuttavia, benchè nessuno sembri credere a questa storia, quando non ci sono banane sui rami dell'albero, i membri della tribù ne lasciano sempre qualcuna vicino alle radici. E pare che se si è abbastanza scaltri e veloci, di tanto in tanto si riesca a vedere una mano che le afferra.

Cami/Bradipo

6 commenti:

  1. Amico Bradipo, questa storia è assai fiqua! :)
    M'è piaciuta tanto! Direi che è la migliore di questo turno! :)

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  2. Amico non penso che si possa fare una classifica poichè son tutte piùcchebelle!!!
    La tua storia è poetica!

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  3. Amici ma le prossime parole sono gufo e bianco? ci serve un angolo dove le persone possano postarle sul blog!

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  4. micoooh è bellissima, amo tutta quest'atmosfera indianeggiande della pipa di legno piumosa e altrettanto amo la fine bananosa. mi sto divertendo troppo a scrivere le mie storie e a leggere le vostre :D

    comunque direi che le prossime parole sono gufo e bianco...e se qualcuno vuole postare sul blogghe, lo può fare nei commenti! fuffle

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  5. amico credo che la mia stima dell'indigeno della tua storia non abbia limiti! amichi ma posso già postare la mia storia su gufo e bianco?

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