Come sempre arrivo in ritardo, ma nonostante questo, eccomi qui! Una Bradistoria per voi sulle parole telescrivente e banana!
La divinità
L'intera capanna era
invasa dal calore, proveniente da un grande fuoco attorno al quale si erano
radunate una decina di persone. Si passavano silenziosamente una lunga pipa di
legno decorata con piume colorate, facendo lenti anelli di fumo. Dopo ogni
soffio, il fumo saliva per riunirsi alla nuvola più grande prodotta dalle
fiamme che guizzavano nel centro della stanza. Non appena l'ultimo sbuffo fu
scomparso, un uomo calvo dal naso aquilino si alzò in piedi e prese la parola.
"Sono
passate due lune da quando il dio ci ha parlato. Due lune soltanto ci separano
dall'oracolo che ha diviso la nostra tribù!"
Con
un gesto lento e calcolato, indicò una specie di altare in legno sul quale si
trovava, in mezzo a incensi e candele, un astruso marchingegno di metallo. Se
gli uomini nella stanza avessero saputo dare un nome alle sue componenti,
avrebbero chiamato schermo il piccolo rettangolo luminoso su cui appariva la
voce del loro dio, tasti i quadratini con le lettere e telescrivente l'intero
macchinario.
"Nessuna banana, queste sono state le sue
parole. E posso testimoniare che ciò è vero: avete la mia parola di Capo Tribù
e Voce del Dio. Ero proprio in questa stanza quando la luce del Dio è apparsa
per donarci il Suo comandamento! Oggi mi rivolgo a voi, fratelli, poichè la
piaga dell'eresia deve essere debellata, nel nome della pace e della serenità
di tutti. Dunque invito coloro che hanno delle novità a parlarne al
Consiglio."
Il
Gran Sacerdote si sedette, in attesa. Il suo sguardo penetrante scrutava i
presenti come un falco pronto ad artigliare la preda. Esattamente nel punto
opposto del cerchio rispetto a dove il Gran Sacerdote era seduto, si alzò in
piedi un giovane dalla lunga barba intrecciata.
"L'embargo
della banana procede bene, fratelli!" disse, ma non appena aprì la bocca
per continuare fu interrotto da un anziano barbuto che, restando ostinatamente
seduto, sbottò:
"E
chi si occuperà di questo Dio quando tutta la tribù sarà morta di fame?"
Il
Gran Sacerdote lo fulminò con lo sguardo. Se avesse potuto fare di testa sua,
il vecchio avrebbe raggiunto già da tempo il Dio che tanto disprezzava.
Tuttavia, la tribù amava quel vecchio pazzoide, il folle senza tempo che non
segue nessuno, ma che trascina tutti con sé. Si era già ribellato una volta,
quando il Dio aveva proibito la musica, costruendosi un flauto e passando le
giornate a soffiarci dentro. Purtroppo non poteva essere condannato in alcun
modo: infatti, i suoni che produceva erano la cosa più lontana dalla musica che
esistesse. E la tribù invece di ridere di
lui, rideva con lui degli errori
che faceva!
"Fratello
mio" disse con un sorriso stiracchiato "Vi è tanto cibo che cresce
nei boschi, che possiamo raccogliere o coltivare. Gli animali ci forniscono la
carne e le pelli, di che altro potremmo aver bisogno, se non della luce del
nostro Dio?"
La
risata del vecchio riempì la stanza e il fumo sembrò diradarsi.
"Quanto
sei sciocco e cieco, Gran Sacerdote!
Conosci forse tu il pensiero degli animali? E se dovessero migrare, cosa
mangerà la tribù, se non potremo usare le immense scorte di banane secche che
possediamo? Come faremo a far crescere in tempo altri raccolti, visto che non
abbiamo semi? O forse il Dio ti ha parlato anche di questo?"
Gli
occhi dell'uomo brillavano luminosi e ironici, guizzando su quel volto antico e
segnato, per poi riflettersi in quelli scuri come la notte del Gran Sacerdote.
"E
vorrei aggiungere ancora una cosa, fratelli miei: siamo al culmine
dell'idiozia! Infatti non pochi si sono ormai dati alla castità! E per quale motivo, secondo voi? Per il divieto di
banane!"
Il vecchio rise di gusto e non pochi altri lo
seguirono, per essere immediatamente
fulminati dallo sguardo furente del Gran Sacerdote.
"E
tu," continuò impietosamente il vecchio, adesso rivolto al barbuto che
aveva interrotto " lo sento forte e chiaro dalla mia capanna come pratichi
il tuo embargo della banana!"
Il
povero giovane non potè fare altro che arrossire cercando di farsi piccolo,
piccolo, schiacciato dal peso di svariati occhi che lo fissavano.
La
rabbia del Gran Sacerdote aveva raggiunto il punto critico: un tic leggero al
labbro e l'apertura meccanica e involontaria delle dita lo confermavano.
"Tu!"
tuonò stralunato, puntando il suo indice tremante contro il vecchio, come se
fosse una lancia. "Distruttore, eretico, malfidato! Come osi parlare,
anche solo respirare in questa sacra stanza! Verrai fustigato, lapidato, preso
a calci e..."
"Condannato
a scivolare in eterno su una buccia di banana, magari?" ridacchiò
bonariamente, mentre cercava di evitare gli spruzzi di saliva che schizzavano
dalla bocca del Gran Sacerdote. Poi, con una calma esagerata e una strana luce
negli occhi, si alzò in piedi e disse "Credo che sia giunto il momento che
ti riveli una cosa, amico mio: io sono il tuo dio!"
La
rivelazione del vecchio fu accolta da un istante di sorpreso silenzio, seguito
dalla folle risata del Gran Sacerdote.
"Sapevo
che eri pazzo!" gridò voltandosi verso i presenti "Quest'uomo una
divinità! Sarai condannato per questo!" rise istericamente.
Il
vecchio non si scompose e con tono leggero rispose:
"Posso
dimostrartelo."
Il
Gran Sacerdote lo guardò sbigottito e, cercando di trattenere una risata
sprezzante sbottò:
"E
come, con un miracolo?"
"Posso
fare di meglio."
Detto
questo l'uomo uscì dalla capanna. Nessuno dei presenti aveva provato a fermarlo
e, a dire il vero, nessuno avrebbe voluto davvero farlo: erano tutti troppo
curiosi di scoprire cosa sarebbe successo. In pochi minuti l'uomo rientrò nella
capanna, ma non era solo: un piccolo gruppo di persone lo seguiva e portava
sulle spalle quella che sembrava essere un'altra divinità, ossia, un'altra
telescrivente. Il Gran sacerdote sembrava sull'orlo di una crisi di nervi e si
torceva nervosamente le mani, come se immaginasse di strangolare qualcuno.
Il
vecchio intanto si era avvicinato alla telescrivente e aveva iniziato a battere
sui tasti. Come per magia, lo schermo dell'altra si illuminò e vi apparve la
scritta: -adesso mi credi?-
Ciò
che accadde subito dopo quest'evento è vago e confuso: c'è chi narra che non
appena vide la scritta, il Gran Sacerdote si sia lanciato con un coltello in
mano verso il vecchio uomo, ancora chino sulla telescrivente. Altri dicono che
il suo cuore non abbia retto al colpo, oppure che abbia iniziato a venerare il
vecchio come un dio.
Ciò
che invece non raccontano è la lunga corsa nella notte del Gran Sacerdote fino
al banano più antico della piantagione. Tuttavia, benchè nessuno sembri credere
a questa storia, quando non ci sono banane sui rami dell'albero, i membri della
tribù ne lasciano sempre qualcuna vicino alle radici. E pare che se si è
abbastanza scaltri e veloci, di tanto in tanto si riesca a vedere una mano che
le afferra.
Cami/Bradipo
Amico Bradipo, questa storia è assai fiqua! :)
RispondiEliminaM'è piaciuta tanto! Direi che è la migliore di questo turno! :)
Amico non penso che si possa fare una classifica poichè son tutte piùcchebelle!!!
RispondiEliminaLa tua storia è poetica!
Amici ma le prossime parole sono gufo e bianco? ci serve un angolo dove le persone possano postarle sul blog!
RispondiEliminamicoooh è bellissima, amo tutta quest'atmosfera indianeggiande della pipa di legno piumosa e altrettanto amo la fine bananosa. mi sto divertendo troppo a scrivere le mie storie e a leggere le vostre :D
RispondiEliminacomunque direi che le prossime parole sono gufo e bianco...e se qualcuno vuole postare sul blogghe, lo può fare nei commenti! fuffle
amico credo che la mia stima dell'indigeno della tua storia non abbia limiti! amichi ma posso già postare la mia storia su gufo e bianco?
RispondiEliminaamico ma scerto! post post post
Elimina