martedì 22 maggio 2012

Luna e il Gufo


Con dueparole2 siamo sclerati ed alla velocità della luce siamo partiti a scrivere :)
Questa storia mi ha dato non pochi problemi, perchè ho iniziato a buttare giù i primi paragrafi proprio A CAVOLO senza avere la più pallida idea di quel che sarebbe accaduto. Spero che questo non si evinca da ciò che ne è uscito alla fine ;P

Luna e il Gufo


<<Stasera, piccoli pesci, voglio raccontarvi la storia di come, molto prima che usciste dall’uovo, la nostra Fontana è diventata come oggi la vediamo. Dovete infatti sapere che non sempre le nostre acque sono state, nella notte, del colore nero del luccio, ma che anzi v’è stato un tempo in cui puntualmente al calare del Sole un pallido bagliore soleva bagnarne clemente la superficie cristallina. Io ero solo un giovane pesce rosso, a quel tempo, ma ricordo tutto perfettamente e posso definirmi un testimone; come fosse ieri, certe notti mi sembra di vedere di nuovo la luce perlacea emanata da Luna riflettersi e danzare pigramente sulle mie pinne. Eppure ormai so bene che quella luce non tornerà più: perchè Lei ha deciso di andare via. 

 Luna indossava un vestito bianco, luminoso come il riflesso della luna in uno specchio d’acqua.
 Ogni sera la trascorreva seduta sul bordo della grande Fontana, sfogliando tra le pallide mani un misterioso oggetto composto di tanti sottili fogli di carta; e il suo riflesso nella nostra acqua illuminava le lunghe notti in quell’era lontana. Se Lei riposava appoggiando il mento sulle ginocchia, il vasto alone bianco del suo vestito di luce la faceva sembrare una luna piena;  quando si sgranchiva arcuando la schiena, invece, il riflesso imitava perfettamente la forma aggraziata della mezzaluna.
 Era, Ella, un’amante della notte, ed alla notte donava con la sua presenza la bianca luce del giorno.

Lui era inguainato in un completo nero che ne evidenziava la figura emaciata, seppur in parte celata da un pesante mantello intessuto con centinaia di piume di gufo brune, notevole segno distintivo di un bravo cacciatore; era un puro figlio del crepuscolo e dell’oscurità. 
Apparve per la prima volta in una fresca notte di Ottobre; e da allora tutti i giorni al calar del Sole si avvicinò alla Fontana fermandosi alle spalle di Lei senza emettere un suono,  tanto che persino il suo mantello pareva non voler frusciare al vento per non rovinare la solennità di quell’assenza di rumore: è leggenda ben nota tra i pesci e tra gli uomini che il cacciatore, indossando in qualche modo le proprie prede, ne assuma le qualità. Ed i molti gufi che, per mano dell’uomo col mantello, avevano perduto vita e piume, gli avevano conferito il dono del silenzio.
Nessuno di noi, dalla Fontana, l’ha mai notato passare, nemmeno Luna;  io soltanto, che posso considerarmi un pesce piuttosto sveglio, l’ho subito individuato vedendo il bagliore di Lei riflettersi di tanto in tanto sulle sue piume di gufo o nei suoi grandi occhi scintillanti. Per settimane o forse mesi  egli continuò ad avvicinarsi alla Fontana ed io lo tenevo d’occhio. Giungeva e per ore ed ore, non visto, contemplava Luna, quella magica creatura che faceva impallidire al confronto il grosso astro bianco lassù, lontano lontano nel cielo, che è la luna degli esseri che vivono in superficie.

Poi una notte ciò che avevo temuto accadde, senza che io potessi far nulla: egli gettò in terra il suo scuro mantello di gufo, così che noi tutti ed anche Luna fossimo in grado di vederlo chiaramente. Lei alzò gli occhi per scrutarlo in viso, ma per il resto non si mosse: immobili, i due si fissavano. Quando infine lui si avvicinò a grandi passi, anche Lei si alzò in piedi. A lungo stettero così, i due, tanto che vedendoli fu chiaro come si completassero a vicenda. Il Gufo e la Luna, così diametralmente opposti,  si appartenevano. Iniziarono a parlarsi e le loro voci non avrebbero potuto suonare così diverse l’una dall’altra: bassa e rasposa quella di lui, dolce e cristallina quella di Luna. Pur non essendo in grado di comprendere cosa dicessero ascoltammo come incantati, per la prima volta, le melodiose parole della nostra benefattrice. Ma dovemmo imparare sulle nostre scaglie che le cose belle non durano per sempre.
Fu così che, improvvisamente, la perdemmo. L’ultima volta che vidi il suo miracoloso bagliore fu quando si piegò brevemente a raccogliere il pesante mantello di piume; un attimo dopo, lo gettò sulle sue bianche spalle e su quelle di Gufo al contempo e anche Lei come lui divenne buia.

Da allora scomparve dal giardino e dal bordo della Fontana; non più tornò ad illuminare le nostre notti che sono diventate atte solo al dormire. 
Eppure continua ad esserci tra di noi qualche sciocco che spera, un giorno, di vedere la nostra Luna sedersi accanto alla Fontana per farci nuovamente dono di quella bianca luce che Gufo egoista ha voluto rapire e avere solo per sé.>>


Marghe/ElfoMiope

3 commenti:

  1. Amico la tua storia è brividona!Mi piace la frase finale del gufo egoista e non so perchè! le è bellerrima! amico me so goduto la tua storia mangiandola con pane e pomodorini!

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    1. amico allora devi rileggerla mentre non mangi, perchè quando si mangia tutto è na cifra piùbbbello :D

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  2. amico fidate che anche senza cibbbo la tua storia è bellissima!!!!!

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