tag:blogger.com,1999:blog-18719714723325551792024-02-20T17:17:12.016+01:00Storie nel ventoRacconti, poesie, illustrazioni..FeFehttp://www.blogger.com/profile/11836327952618983663noreply@blogger.comBlogger21125tag:blogger.com,1999:blog-1871971472332555179.post-5781259274456594012012-10-27T17:24:00.001+02:002012-10-27T17:52:03.140+02:00Racconto - FeFe<div><span style="font-family: inherit;">Ciao a tutti! </span><br />
<span style="font-family: inherit;">E' con l'occasione di un'ora di attesa per ritirare un libro che ho deciso di rompere la pausa "estiva". Quindi ecco a voi un nuovo racconto fresco fresco. Stavolta non si tratta di un "dueparole", ma di un racconto a parte, per il quale non ho volutamente scelto un titolo. Vorrei continuarlo, ma non ne sono sicuro, così come non sono sicuro di alcune cose nel testo, come per esempio il sesso del protagonista. Ergo, se notate errori e/o avete suggerimenti, vi prego di scriverli nei commenti! :-)</span><br />
<span style="font-family: inherit;">Grazie e buona lettura a tutti! :-D</span><br />
<span style="font-family: inherit;">FeFe</span><br />
<br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><b>Racconto</b></span></span><br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: 12pt; line-height: 115%;">Voleva scappare. Era
tutto quello che sapeva. Stava nella sua stanza fissando la finestra. Il cielo
era grigio, lo era da molto tempo. Non riusciva a ricordare l’ultima volta che
aveva visto la luce del Sole, ed aveva sentito il suo tepore sulla pelle. La
gioia, quella gioia di sentirsi felice di vivere secondo i propri sogni,
secondo quello che sentiva dentro. L’aveva mai provata? Aveva realmente vissuto
in quel modo? Forse.. non riusciva a ricordare. Aveva di certo vissuto, ma non
secondo ciò che provava, bensì secondo quello che provava qualcun altro che
decideva per lui. Se ne era accorto in un pomeriggio di luglio, mentre
passeggiava per la città senza una meta; non l’aveva mai fatto, era la prima
volta. In ogni momento della sua vita aveva sempre fatto qualche cosa. Anche quando
riposava sentiva il bisogno di fare, altrimenti avrebbe perso tempo. Il TEMPO:
quell’impalpabile sensazione che sfugge, scappa via e non ritorna. Sapeva di
non doverlo perdere, poiché era prezioso. Lo custodiva gelosamente e sentiva di
doverne sfruttare ogni secondo per non restare indietro. Ora non più: quel
pomeriggio aveva detto BASTA. Aveva preso la borsa con dentro un libro e si era
diretto verso la città. Non aveva una meta, voleva perdersi ed i vicoli del
vecchio centro si adattavano bene allo scopo. Si avventurava nelle viuzze
strette come ci si avventura in un pensiero insolito che balena improvvisamente
nella testa. E così come un pensiero porta ad un altro, le vie sfociavano l’una
nell’altra senza fine: un fiume che scorre. Il fiume delle vie, il fiume dei
pensieri. Era bello. Finalmente si sentiva sé stesso, sentiva il suo cuore e i
suoi desideri, senza più filtri, senza più influenze esterne. Aveva assaggiato
un boccone di libertà ed ora voleva farne indigestione.</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: 12pt; line-height: 115%;">La pioggia aveva iniziato
a cadere incessantemente. Batteva forte sul vetro, così come gli ordini di chi
pensa di poter imporre la propria volontà sulla libertà altrui. “BASTA!” si
ripeteva in testa. Sentiva il bisogno d’aria fresca, un’aria ristoratrice che
potesse salvarlo. Si voltò verso l’interno della camera. Vedeva le sue cose:
regali, acquisti, spesso oggetti superflui presi per calmare momentaneamente la
tristezza dell’animo: la splendida illusione della sua epoca. Ispezionò
attentamente ogni oggetto. Catalogò mentalmente quelli che per lui erano
indispensabili. Di colpo, quasi fosse vittima di un raptus, tirò fuori una
grande borsa ed iniziò ad infilarci dentro alla rinfusa ciò che aveva
individuato come indispensabile. Quando ebbe finito si concesse un attimo per
riprendersi. Si sedette sul letto e chiuse gli occhi respirando lentamente:
voleva fuggire ma aveva paura, la stessa paura<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>che si impossessa di chi, per salvarsi da una situazione pericolosa,
deve necessariamente buttarsi nel vuoto. Sentiva la stessa vertigine, la medesima
paura. Doveva buttarsi, ma guardandosi indietro ripensava alla sua “prigione” e
la vedeva ora come un luogo confortevole e sicuro, un posto in cui forse poteva
restare, se avesse imparato ad accettare tutti quegli odiati compromessi che
ora sembravano quasi accettabili in cambio di quella cella che somigliava
adesso ad un bellissimo giardino. Tuttavia, anche Adamo ed Eva vivevano in un paradiso
meraviglioso, ma la voglia di conoscere li aveva spinti a trasgredire. Volevano
la conoscenza ed in cambio avevano ottenuto la “cacciata dal paradiso terrestre”.
Tramite la punizione avevano però potuto conoscere il resto del mondo che li
circondava, un mondo strano, talvolta bello, talvolta crudele, ma comunque più
grande di un giardino.</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: 12pt; line-height: 115%;">Aprì gli occhi, guardò
la porta. Si alzò di scatto. Prese la borsa e afferrò la maniglia..</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><span style="font-family: inherit;">FeFe </span></span></div>
</div>FeFehttp://www.blogger.com/profile/11836327952618983663noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-1871971472332555179.post-57866875248901158732012-06-19T20:05:00.002+02:002012-06-19T20:08:27.020+02:00"dueparole" - Pausa!<span style="font-family: inherit;"><span style="color: #4e2800; font-size: 14px; line-height: 19px;">Come già annunciato dalla nostra ElfoMiope, dueparole andrà in "vacanza" per l'opprimente sessione d'esami che tutti e tre stiamo vivendo..</span><br style="color: #4e2800; font-size: 14px; line-height: 19px;" /><span style="color: #4e2800; font-size: 14px; line-height: 19px;">Nel frattempo verranno pubblicati i racconti restanti delle precedenti settimane ed altri racconti degli autori, non inerenti alla sezione dueparole.</span><br style="color: #4e2800; font-size: 14px; line-height: 19px;" /><span style="color: #4e2800; font-size: 14px; line-height: 19px;">Buona lettura e buono studio! D:</span><br style="color: #4e2800; font-size: 14px; line-height: 19px;" /><span style="color: #4e2800; font-size: 14px; line-height: 19px;">:)</span><br style="color: #4e2800; font-size: 14px; line-height: 19px;" /><span style="color: #4e2800; font-size: 14px; line-height: 19px;">FeFe</span></span>FeFehttp://www.blogger.com/profile/11836327952618983663noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1871971472332555179.post-84806611336884470352012-06-17T23:31:00.002+02:002012-06-18T10:29:18.706+02:00Un Processo - ElfoMiope<br />
<div class="MsoNormal" style="color: black; font-family: inherit; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt;">
<span style="font-size: small;"><span style="color: black;">Bonsoir! Come accennato in precedenza, mi trovo sotto <i>molteplici</i>
esami. Ciò ha fatto sì che ciò che restava di minimamente coerente nel
mio cervello andasse perduto per sempre (o almeno fino a inizio Luglio),
e questa storia ne è il tragico risultato.
</span></span>
</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: inherit; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt;">
<span style="font-family: inherit; font-size: small;"><span style="color: black;"><span style="color: black;">Sarete contenti adesso, professori. Sarete contenti, di aver creato un'idiota :)</span></span></span><br />
<span style="color: black; font-family: inherit;"><span style="font-size: 48pt;"><span style="font-size: x-small;"></span></span></span><br />
<div class="MsoNormal" style="font-family: inherit; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt;">
<span style="font-size: small;"><span style="color: black;"><b><span style="color: black;">ps:
è con rammarico dolorequem che vi annuncio che io ed i miei due
altrettantosottoesami compagni abbiamo deciso di sospendere il dueparole
fino a quando non saremo certi di esserci tratti in salvo da quella
terribile nave naufragante che è l'inizio dell'Estate per gli studenti.</span></b></span></span></div>
</div>
<div class="MsoNormal" style="color: black; font-family: inherit; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="color: black; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt;">
<b><span style="font-size: 48pt;">UN PROCESSO</span></b><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-size: 12pt;">
Apologia del Tempo</span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt;">
“L’assassino è il Tempo, Signor
Giudice”, esordì l’accusa, nelle spoglie dell’avvocato Pagliuzzi. Sotto gli
occhi del giudice, della giuria e della famiglia del morto, l’allampanato
Pagliuzzi camminò con passo teatrale attraverso l’aula, sino a trovarsi di
fronte al Tempo; sul banco di quest’ultimo l’avvocato ebbe cura di sbattere con
violenza un pesante fascicolo di fogli, causando un gran frastuono. Il Tempo
restò impassibile.<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-size: 48pt;"></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0.0001pt;">
“Tutte le
prove testimoniano a suo sfavore, tutte le strade portano a lui”, continuò
Pagliuzzi, un po’ deluso dall’assenza di reazioni da parte dell’accusato.
“Testimoni oculari, tra i quali ho scelto di includere non solo alcuni
familiari ma anche l’infermiere e la farmacista che vedevano la nostra vittima
tutti i giorni, sono qui pronti a giurare di aver assistito in prima
persona al lento e sadico omicidio
perpetrato dal Tempo qui presente ai danni di Giacomo Vegliardi”</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0.0001pt;">
“Che parli
un testimone, allora”, fece il giudice, sbrigativo. Aveva il raffreddore e
nemmeno un processo tanto inusuale poteva risvegliare il suo entusiasmo, al
momento. Incurante dell’opinione dei presenti, sciolse nell’acqua due aspirine
e le trangugiò.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0.0001pt;">
Intanto alla
sua esortazione una donna vestita di grigio si era alzata dal banco dei
testimoni: era la farmacista, gestiva il negozio dove il morto (quand’era
ancora vivo, s’intende) per quarant’anni si era recato quasi ogni giorno, fino
all’ultimo, a comprare quantità industriali di medicine. La donna portava i
capelli legati stretti, ed un attento osservatore avrebbe potuto capire che era
agitata notando le gocce di sudore che le si formavano sulla nuca.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0.0001pt;">
“Io sono
Amanda Cenere, Vostro Onore”, esordì la donna con voce vagamente tremolante. “Ed
il signor Vegliardi lo conoscevo bene, per così dire, o almeno lo vedevo praticamente
tutti i giorni. Il signore infatti è sempre venuto a comprare le medicine da
noi, prima ancora che io iniziassi a lavorare alla farmacia. Sempre vissuto
nello stesso posto, sempre gentile, il signor Vegliardi. Pensi che una volta-“,
La signora Cenere s’interruppe, bloccata da uno sguardo eloquente dell’avvocato
Pagliuzzi. Svelta, cambiò di nuovo argomento: “Insomma, Vostro Onore, tutto è
andato sempre bene per il signor Vegliardi, all’apparenza, ma io lo vedevo, che
c’era qualcosa che non andava. I capelli, ad esempio: i suoi capelli diventavano di anno in anno
più bianchi, come a testimoniare un grande stress emotivo, o un terribile
shock. E il viso, Vostro Onore, il viso! Ogni giorno vi si tracciavano nuovi
profondi solchi, che rendevano le sue espressioni sempre più grottesche. E poi,
negli ultimi tempi, il signore camminava chino, zoppicante, con grande fatica:
pareva che qualcuno lo avesse riempito di bastonate, senza pietà. Infine, un
giorno non è più tornato.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0.0001pt;">
Ma io ho capito
subito cosa fosse successo e in realtà già l’avevo capito prima che accadesse:
il signor Vegliardi è stato ucciso, anzi no, seviziato per anni ed anni,
portato lentamente verso una morte snaturata. E non è il primo che vedo finire
così, oh no, Vostro Onore, non è il primo! L’ho sempre sospettato, ma solo ora
ho il coraggio di dirlo: è il Tempo, l’assassino! È stato lui a tormentare e
terrorizzare il povero signor Vegliardi, fino a condurlo alla morte!”. La
signora Cenere era parsa sempre più accaldata durante il suo lungo intervento,
tanto che la sua incertezza iniziale era svanita senza lasciare traccia. La
donna si voltò verso l’accusato dall’altra parte dell’aula, con un fare
teatrale che probabilmente aveva attentamente studiato guardando chissà quale
telefilm americano.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0.0001pt;">
“Grazie,
signora Cenere”, parlò allora Pagliuzzi, mellifluo, poggiando una mano sulla
spalla della donna con fare paterno. “Come vedete, Signor Giudice, l’accusa
della nostra rispettabile testimone è ben fondata e logica. Siamo tutti consci,
infatti, dei terribili poteri che il Tempo ha a disposizione, e di come spesso
si risolva ad usarli così, con tale barbarie, sui normali cittadini. Ma ora,
Vostro Onore, se permette io chiamerei a parlare un altro testimone, il signor-
“.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0.0001pt;">
“Aspetti un
attimo, Pagliuzzi”, lo interruppe però il giudice, volgendosi verso il banco
dove Tempo stava impassibile. “Voglio ascoltare anche l’altra parte in causa.
Tempo, ha portato con lei un legale, a strutturare la difesa?”</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0.0001pt;">
“No, Signor
Giudice”, fu la prima frase pronunciata da Tempo in tutto il processo, “Parlerò
io stesso in mia difesa”. </div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0.0001pt;">
Tutti erano
tesi verso l’accusato, ansiosi di veder cadere infine quello che consideravano
il loro oppressore.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0.0001pt;">
“Non mi
trovo qui in aula perché sono stato accusato dal signor Pagliuzzi, oggi, né per
difendermi da lui. Il buon avvocato segue probabilmente un interesse personale
nel convocarmi qui cercando di attuare la mia rovina. Infatti egli teme me più
di ogni altra cosa, è terrorizzato dal pensiero di finire come il signor
Vegliardi, ogni nuovo capello bianco che si scopre durante le sue lunghe
ispezioni allo specchio è per lui fonte di infinito tormento…”</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0.0001pt;">
“Irrilevante,
Vostro Onore!”, strepitò Pagliuzzi, “Bugie, invenzioni!”</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0.0001pt;">
Il giudice
riprese il Tempo, intimandogli di attenersi al processo. Questi acconsentì di
buon grado. </div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0.0001pt;">
“Ad ogni
modo, Signor Giudice ed esseri umani qui riuniti, io sono tra voi oggi per
aprirvi gli occhi. Quando avrò finito di parlare vi sarà chiaro che non io,
bensì i vostri compagni terreni sono la causa della vostra fine”. Qui, un
mormorio si diffuse nella sala, mentre tutti borbottavano senza capire le
parole arcane dell’accusato.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0.0001pt;">
“Sono addolorato
per il Signor Vegliardi e per tutti coloro che si trovano a perdere la vita,
spesso dopo prolungate sofferenze. Voi mi temete, perché ritenete che il mio
scorrere vi porti man mano alla morte. Quasi come se io, da solo, potessi
consumarvi lentamente, come se ogni minima frazione di me, ogni mio secondo,
mano a mano rompesse irreparabilmente piccoli pezzi del vostro corpo. Come se
io, il Tempo, procedendo rubassi tempo a voi. Ma come può il Tempo rubare il
tempo? Non sono io che faccio avvizzire la vostra pelle, ‘arrugginire’ i vostri
organi. Siete voi stessi, l’utilizzo che voi fate di voi stessi, a far sì che
vi decomponiate lentamente. Io da solo non posso nuocervi affatto, ma l’aria
che respirate, il cibo che mangiate…tutto fa sì che il vostro corpo imperfetto
si stanchi. Come a dire che gli esseri viventi non hanno un limite di tempo, ma
di utilizzo. </div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0.0001pt;">
Io, il
Tempo, sono solo un contenitore, l’arena all’interno della quale a voi e ad
ogni altro oggetto o essere vivente è data piena libertà. All’interno del Tempo si svolgono tutte le
vicende: microscopiche, macroscopiche e nel vostro caso umane, in un infinito
compenetrarsi. È l’attrito tra voi ed ogni altra componente del mondo che vi
scalfisce, che vi porta via i pezzi. </div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0.0001pt;">
Io e lo
Spazio, vostri benefattori in quanto condizioni imprescindibili per la vostra
esistenza, ci limitiamo a guardare.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0.0001pt;">
L’invecchiare,
dunque, a cui pone fine la vostra morte naturale, è frutto semplicemente del
vostro continuo interagire con il resto del mondo, che si svolge sì all’interno
di me, ma che da me non dipende in alcun modo. Così è stato e così sempre sarà;
e se permettete che io qui vi lasci qualcosa su cui riflettere, non c’è niente
di orribile nella Morte”.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0.0001pt;">
Così terminò
il Tempo il suo lungo discorso, a cui seguì un silenzio gelido. Nessuno dei
presenti aveva l’aria di aver apprezzato particolarmente le parole
dell’accusato. Pagliuzzi, anzi, colse al volo l’occasione per iniziare
nuovamente a protestare, il suo tipico tono mellifluo gettato alle ortiche, e
ben presto a lui si unì l’aula intera. Nel trambusto che seguì, tra gente che
si alzava e agitava i pugni, il Tempo esasperato decise di girare i tacchi (o
qualunque cosa il Tempo indossi al posto dei tacchi) ed andarsene. Sospirando,
stropicciandosi le tempie con una mano, la sua figura impallidì progressivamente
sino a sparire, e tanta era l’agitazione dei presenti che nessuno se ne
accorse.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0.0001pt;">
Solo il
giudice, confuso, dovette ripensare a quel momento in particolare, perché gli
parve distintamente di udire la voce gentile del Tempo sussurrargli in un
orecchio: “La Morte non sarà male, amico mio, ma lascia che ti dia un
consiglio: vacci piano con le aspirine”.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0.0001pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0.0001pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0.0001pt;">
<span style="font-family: inherit;">Marghe/ElfoMiope </span></div>ElfoMiopehttp://www.blogger.com/profile/04711135707968459527noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-1871971472332555179.post-90792617028102090202012-06-13T18:08:00.001+02:002012-06-14T16:58:46.035+02:00dueparole5Gli esami straziano i nostri animi indeboliti, ed i post sono sempre più radi e sparpagliati. È dunque con fierezza e ben tre giorni di ritardo che vi comunico le due wowwose parole della settimana, gentilmente forniteci dalla Cosa:<br />
<br />
Aspirina - <span style="background-color: white; color: black; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">Un </span><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Farmaco" style="background-color: white; color: black; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;" title="Farmaco">farmaco</a><span style="background-color: white; color: black; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;"> </span><a class="mw-redirect" href="http://it.wikipedia.org/wiki/Antiinfiammatorio" style="background-color: white; color: black; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;" title="Antiinfiammatorio">antiinfiammatorio</a><span style="background-color: white; color: black; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;"> non-</span><a class="mw-redirect" href="http://it.wikipedia.org/wiki/Steroidi" style="background-color: white; color: black; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;" title="Steroidi">steroideo</a><span style="background-color: white; color: black; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;"> della famiglia dei salicilati.</span><br />
<br />
Tempo -<span style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;"> </span><span style="background-color: white; color: black; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;"> Il </span><span style="background-color: white; color: black; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">tempo</span><span style="background-color: white; color: black; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;"> è la </span><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Dimensione" style="background-color: white; color: black; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;" title="Dimensione">dimensione</a><span style="background-color: white; color: black; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;"> nella quale si </span><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Concetto" style="background-color: white; color: black; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;" title="Concetto">concepisce</a><span style="background-color: white; color: black; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;"> e si </span><a class="mw-redirect" href="http://it.wikipedia.org/wiki/Misurazione_%28metrologia%29" style="background-color: white; color: black; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;" title="Misurazione (metrologia)">misura</a><span style="background-color: white; color: black; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;"> il trascorrere degli eventi. Essa induce la distinzione tra </span><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Passato" style="background-color: white; color: black; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;" title="Passato">passato</a><span style="background-color: white; color: black; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">, </span><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Presente_%28tempo%29" style="background-color: white; color: black; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;" title="Presente (tempo)">presente</a><span style="background-color: white; color: black; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;"> e </span><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Futuro" style="background-color: white; color: black; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;" title="Futuro">futuro</a><span style="background-color: white; color: black; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">. La </span><a class="mw-redirect" href="http://it.wikipedia.org/wiki/Complessit%C3%A0" style="background-color: white; color: black; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;" title="Complessità">complessità</a><span style="background-color: white; color: black; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;"> del concetto è da sempre </span><a class="mw-redirect" href="http://it.wikipedia.org/wiki/Materia_%28didattica%29" style="background-color: white; color: black; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;" title="Materia (didattica)">oggetto</a><span style="background-color: white; color: black; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;"> di </span><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Ricerca_scientifica" style="background-color: white; color: black; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;" title="Ricerca scientifica">studi</a><span style="background-color: white; color: black; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;"> e </span><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Riflessione_%28filosofia%29" style="background-color: white; color: black; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;" title="Riflessione (filosofia)">riflessioni</a><span style="background-color: white; color: black; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;"> </span><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Filosofia" style="background-color: white; color: black; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;" title="Filosofia">filosofiche</a><span style="background-color: white; color: black; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;"> e </span><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Scienza" style="background-color: white; color: black; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;" title="Scienza">scientifiche</a><span style="background-color: white; color: black; font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">. </span><br />
<br />
<br />
<div style="background-color: white;">
Marghe</div>ElfoMiopehttp://www.blogger.com/profile/04711135707968459527noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1871971472332555179.post-50310098648655339222012-06-08T13:11:00.000+02:002012-06-11T13:51:27.107+02:00L'artista - ElfoMiope<br />
<div class="MsoNormal" style="tab-stops: 324.75pt;">
<span style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;"> Bene. è meglio che io non commenti il significato di questa storia, che penso si possa intuire comunque :)</span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;"> <span style="font-size: large;">L'artista</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
C’era una volta un grande Re. Questo
Re, non essendo mai stato costretto ad entrare in guerra contro un qualche altro sovrano dei paesi vicini, si trovava costantemente a disporre di molto tempo libero. Per colmare
dunque le sue lunghe giornate, aveva invitato ad abitare nel proprio castello
decine e decine di artisti: v’erano, in quelle stanze di pietra, musici
straordinari dalle voci simili al cinguettare degli uccelli, giullari i cui
giochi facevano tremare l’intero castello per le risate degli spettatori, maghi
capaci di stupire il più scettico degli alchimisti con migliaia di trucchi
incredibili.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
Eppure, il favorito del Re
restava Aloisio. </div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
Aloisio era un pittore, ma uno di
straordinaria bravura. Da tutto il regno erano venuti a sfidarlo, per guadagnarsi un posto alla
corte del Re; eppure, nessuno era nemmeno riuscito ad avvicinarsi al suo genio.<br />
I dipinti di Aloisio infatti sembravano magici: raffiguravano scenari
meravigliosi e terre mai viste, tanto che in essi pareva potersi riflettere
tutto il mondo che certamente si trovava racchiuso nella testa del pittore. Egli
rendeva possibile l’impossibile: con una pennellata, nascevano le montagne. Un
colpo di spatola, e uno zigomo si stagliava fiero su di un volto. E Aloisio,
sebbene non ne facesse parola con il Re (infatti non credeva che qualcun altro,
che non fosse lui stesso, potesse essere in grado di comprendere appieno la sua
interiorità), assegnava ad ogni singolo tratto un significato. Nulla, per lui,
era casuale. Sicuramente era questo che rendeva i suoi dipinti così
straordinari: v’erano in essi infiniti significati nascosti, complessi
ragionamenti che si traducevano, con un processo totalmente spontaneo, in
immagini fantastiche. Impossibile non intuirlo, nonostante il pittore non fosse
prodigo di spiegazioni.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
In poche parole, l’arte di Aloisio faceva
faville a corte ed il Re lo stimava e lo considerava un grande amico. </div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
Fino al giorno in cui <i style="mso-bidi-font-style: normal;">l’artista</i> fece il suo ingresso nel
castello.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;">L’artista</i> era un uomo di mezz’età, benestante. Fin dalla prima
volta in cui mise piede sul tappeto rosso del Re, gli occhi di tutti erano per
lui. Emanava, dal suo sguardo, una sorta di aura di intelligenza, di sicurezza, con una dose di prepotenza che lasciò tutti a bocca aperta. Ad una guardia all’ingresso
si spalancò addirittura l’elmo, con indubbio effetto cinematografico, rivelando
uno sguardo imbambolato fisso su quello strano figuro.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
L’artista si portò a grandi passi
verso la lunga tavola imbandita dove il Re sedeva con Aloisio, immerso in una
animata ma amichevole discussione. Quando fu giunto di fronte al sovrano, si
esibì in un impercettibile inchino e con voce alta e sicura pronunciò queste parole:</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
“Vostra Maestà, mi presento: io
sono Ambrogio Martino Secondo, e sono stato condotto fino a voi dal desiderio di diventare l'artista di corte”.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
Il Re smise di parlare e volse lo
sguardo sul nuovo arrivato.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
“Ma io ho già un artista di
corte, mio buon Ambrogio Paolino: è seduto ora al mio fianco. Dubito fortemente che tu possa
anche solo avvicinarti, con la tua arte, alla sua magnificenza”.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
Allora Aloisio non poté esimersi
dall’entrare nella conversazione:</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
“Non siate precipitoso, mio Re”,
esordì con modestia, “di artisti migliori di me sicuramente ne son nati e
ancora ne nasceranno. Perché non mostrate al nostro Signore ciò di cui siete
capace, Messer Ambrogio? Di sicuro avrete portato con voi uno o più esemplari del
vostro lavoro”.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
Allora l’artista, con grande stupore di tutti, avanzò di
qualche passo e sputò nel piatto del Re. Poi, sotto
gli sguardi attoniti della corte intera, raccolse il piatto e lo mostrò,
alzandolo alto sopra la testa.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
“Questa è la mia arte, mio Re!”,
gridò; e come furioso scagliò il piatto in terra. Mille pezzi di terracotta volarono in
tutte le direzioni.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
Tutti i presenti fissavano l’artista
ed i cocci, senza parole. Aloisio solo rideva esilarato, rompendo l’esterrefatto silenzio.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
Infine, dopo quelle che parvero ore nell'atmosfera paralizzata della sala, il Re si alzò e parlò,
balbettando:</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
“Ma… ma questo è oltraggioso, sì,
oltraggioso… io, io ti chiedo perché l’hai fatto, e e ti ordino di rispondermi!”.
Mai prima si era udito Re parlare con tono più incerto e minor convinzione.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
“L’ho fatto, mio Re, per
meravigliarvi", fu la risposta di Ambrogio, il quale esibiva ora un enigmatico sorrisetto, "Non è forse questo che fa il vostro artista di corte tutti i
giorni, Sire, <i style="mso-bidi-font-style: normal;">meravigliarvi</i>? Io posso farlo
anche ogni minuto, se me lo concederete. Vi garantisco che non conoscerete più la noia, con me”.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
Aloisio smise finalmente di
ridere: “Ma questo è inaudito, mio Re! <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Meravigliarvi</i>?
Ogni cosa può meravigliarvi, se glielo concedete, poichè ogni cosa è meravigliosa! Ogni suono, ogni odore… ma io
cerco ogni giorno di farvi sognare con me, Sire, di portarvi con me nei miei
infiniti viaggi della mente, mostrandovi cose che non si trovano da alcun'altra parte. Io voglio comprendere e imparare con voi, mio Re,
non compiere gesti criptici volti solo ad un vile <i style="mso-bidi-font-style: normal;">meravigliare, </i>che invero meravigliare
non è!”</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
Eppure il Re sembrava come sotto l’effetto
di un incantesimo. “Mio buon Aloisio, amico mio”, iniziò, pensieroso, “non
essere precipitoso, suvvia. Non vedi quanto sia nuovo ciò che il buon Ambrogio,
qui, ha creato? Non provi anche tu un grande sconvolgimento? Nessuno, <i>nessuno</i>,
si era mai comportato così in mia presenza. Eppure io non percepisco insulto
alcuno! Vorrei, vorrei vedere altre cose di questo genere, comprenderne l’origine.”
Qui sembrò riflettere per un secondo. “Ma sì, per Dio, c’è posto per più di un
artista qui a corte! Ambrogio, fatemi l’onore di rimanere con noi, vi prego,
meravigliatemi ancora.” </div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
Aloisio era sconvolto, Ambrogio
Martino raggiante; e tutta la corte annuiva con convinzione alle parole del Re,
tutti volevano che l’artista li meravigliasse ancora e ancora.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
Quello fu il giorno in cui iniziò
il tramonto di Aloisio. Nessuno, adesso, sembrava più voler <i style="mso-bidi-font-style: normal;">vedere</i> le sue opere, passare del tempo a
scoprire tutti i particolari e le minuzie dietro alle quali si celavano tante
idee e tanti segreti. Il grande salone di pietra era diventato il regno di
Ambrogio, ora, il regno delle sue folli trovate. Non passava giorno che l’artista
non si rotolasse per terra, o prendesse una dama a capocciate, o leccasse un
orecchio a qualcuno. Faceva tutto parte della sua opera d’arte, diceva.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
E le opere di Aloisio, sole, rattrappivano.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
Marghe/ElfoMiope </div>ElfoMiopehttp://www.blogger.com/profile/04711135707968459527noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-1871971472332555179.post-28933309917369325432012-06-08T12:40:00.000+02:002012-06-08T12:40:44.209+02:00L'arte della guerra<br />
<div class="MsoNormal" style="font-family: inherit;">
Una strana storia sulle parole arte e meraviglia.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
La cella puzzava di umido
e muffa. Un debole filo di luce passava attraverso una grata sulla parete,
illuminando l'ambiente. L'uomo, rannicchiato in un angolo, osservava la lenta danza
dei corpuscoli di polvere che svolazzavano sotto la luce, senza tuttavia
vederla davvero. Era un tipo massiccio dalla folta barba incolta, segno del
fatto che si trovava in quel luogo da un tempo sufficientemente lungo, ma non
eccessivo visto che sembrava ancora in forze. I vestiti erano stracciati e sul
corpo portava segni di violenze, lividi e tagli più o meno recenti, dei quali
però non sembrava nemmeno accorgersi come se in vita sua avesse subito di
peggio. Ad ogni modo, il prigioniero nella cella in quel momento non se ne
sarebbe comunque curato, poichè per la prima volta nel corso della sua lunga
esistenza stava riflettendo. </div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
Ascoltando
le ritmiche pulsazioni del suo cuore, osservava con un senso di crescente
meraviglia i pensieri prendere forma nella sua mente, liberi, ma soprattutto
suoi. Fuori da quella cella e in un'altra vita, era stato un soldato e i
soldati hanno l'ordine di non pensare, ma solo di obbedire.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
Era
così assorto da non rendersi conto del forte formicolio che partendo dai piedi
si stava espandendo in tutto il corpo, un atto di ribellione delle sue membra
per essere state costrette tanto a lungo in una scomoda posizione. Non vedeva
più nemmeno i topi che squittendo giravano per la cella e che in un altro
momento avrebbe cercato di catturare. Ciò che invece scorreva dietro ai suoi
occhi erano le immagini della sua vita passata.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
Lui
era stato il migliore, il più grande spadaccino che il mondo avesse mai visto.
Non solo grazie alla forza che madre natura gli aveva dato, ma anche grazie al
duro addestramento che si era imposto: la sua parola d'ordine era stata
disciplina. Altrimenti, come avrebbe potuto arrivare fin dove era arrivato? Come
avrebbe potuto un semplice ragazzino di campagna scalare i vertici
dell'esercito e diventare il generale supremo? Per un istante si rivide a
sedici anni, con un sacco di tela in spalla e quattro stracci addosso, mentre
varcava sotto gli occhi vigili delle guardie il grande cancello di Tharia, la
capitale dell'Impero. Risentì le voci della folla accanto a lui e gli odori della
città, un misto di tanfo e profumi che lo aveva stordito. Ricordò come si era diretto subito alla
caserma e si era arruolato, guardando negli occhi gli ufficiali sfidandoli a
fermarlo. Nessuno l'aveva fatto, perchè a quel tempo avevano bisogno di
chiunque fosse disposto ad entrare nell'esercito. La guerra aveva già falciato
innumerevoli vite e c'era sempre bisogno di carne fresca da mandare al macello.
Per qualche mese l'avevano allenato e lui aveva mostrato a tutti le sue
abilità: non c'era una sola arma che non riuscisse ad usare al meglio, non
c'era tecnica che non apprendesse e lentamente iniziò a scoprire di essere più
abile di molti degli ufficiali. Non seppe mai se fu per invidia o per necessità
che lo inviarono in battagia prima di tutte le altre reclute, sta di fatto che
pochi mesi dopo il suo arrivo in città si trovò armato di tutto punto schierato
in mezzo alla fanteria a caricare l'esercito nemico. E fu quello il momento che
cambiò la sua vita.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
Nel
mezzo delle grida, fra il furore e la paura che facevano muovere l'esercito
schierato come un sol uomo, un istante prima che i due schieramenti cozzassero
con un fragore assordante, lo vide. Vide la sua prima vittima, un uomo più
grande di lui che impugnava una lunga lancia e che correva dritto incontro. Risentì la scarica elettrica che gli era corsa lungo la schiena, ma ancor
di più rivide gli occhi del suo avversario, colmi di rabbia e di dolore. Una rabbia
che tuttavia non sembrava diretta verso il nemico, bensì verso sè stesso, come
se si odiasse per il fatto di trovarsi lì, impugnando quella maledettissima
lancia, costretto a uccidere. L'ira dell'uomo sapeva di terra bruciata, di una
casa perduta, di racconti davanti al camino: era la furia di colui che che cerca
la morte. </div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
Con
un movimento fluido, il ragazzo piantò la lancia nel petto dell'uomo e senza
mai smettere di guardarlo negli occhi, gli sembrò che l'avesse sollevato da un
grande peso. Durante quello scontro uccise molti altri uomini, sempre cercando
di scrutare nei recessi del loro animo. E uccise ognuno di loro nel modo in cui
essi sembravano chiedergli di farlo perchè se proprio dovevano morire, era giusto che se ne andassero a modo loro. </div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
Combattè
innumerevoli battaglie dopo di quella e il suo modo di uccidere divenne
un'arte. Che si mostrasse pietoso o crudele le sue vittime cadevano quasi con
un sorriso e fu così che da soldato divenne ufficiale, da ufficiale sergente
fino a ritrovarsi generale supremo dell'esercito imperiale.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
Per
lunghi anni servì fedelmente l'imperatore e così continuò a fare quando salì al
trono suo figlio. Non era importante domandarsi che persona fosse e nemmeno se
gli ordini che gli impartiva fossero giusti o no. Semplicemente dovevano essere
eseguiti nel migliore dei modi. E se i provvedimenti del sovrano causavano
malcontento nella popolazione, lui doveva essere il primo a difendere il potere
imperiale soffocando le ribellioni che iniziavano a nascere in tutto l'impero. Ma
benchè il suo talento e le sue capacità fossero grandi, nulla potè contro il
tradimento di alcuni dei suoi uomini che fecero entrare in città l'esercito dei
ribelli, aprendo loro le porte.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
Lui
era riuscito a salvare l'imperatore, ma era stato catturato dai ribelli. Lo
avevano gettato in quella cella e torturato nel tentativo di estorcergli ciò
che sapeva. Non aveva parlato e di tanto in tanto aveva visto al fianco dei
suoi torturatori qualcuno di coloro che lo avevano tradito che tuttavia non
aveva avuto il coraggio di guardarlo negli occhi.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
E l'indomani
sarebbero venuti a prenderlo per condurlo al patibolo.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
Un
sorriso stanco apparve sul volto del prigioniero. La cosa più strana era che
nonostante tutto ciò che aveva fatto e che gli era successo, non riusciva a
provare nulla: nè rabbia, nè dolore, nè desiderio di vendetta. E nell'arco di
tutta la sua vita, non aveva mai sentito nulla. Solo nel momento in cui
uccideva provava qualcosa: si sentiva utile. Aveva l'impressione di compiere
qualcosa di necessario, non per sè stesso, ma per gli altri. Coloro che aveva
passato a fil di spada, gli erano sempre sembrati desiderosi di smettere di vivere
e ciò che aveva fatto era stato accontentarli. La sua in effetti, non era stata
un'arte di uccidere, bensì un'arte della misericordia secondo il suo punto di
vista.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
Ma
non aveva nemmeno provato a spiegarlo ai suoi carcerieri, non avrebbero capito.
Nemmeno lui stesso si capiva completamente, del resto. Non rimaneva che una
sola cosa da fare.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
Ignorando
le proteste dei suoi muscoli anchilosati, il prigioniero si alzò in piedi e
raggiunse la porta della cella.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
"Guardia!"
esclamò con la voce arrochita dalla sete e dal poco uso. </div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
Con
una mano battè sulla porta e chiamò nuovamente.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
"Cosa
vuoi, bastardo?" rispose una voce dall'esterno. Nonostante le dure parole,
il tono della giovane voce era titubante, come se colui che aveva parlato fosse
in preda ad una lotta interiore.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
Il
prigioniero riconobbe la persona che aveva parlato e tirò un sospiro di sollievo. Era uno di quelli
che lo avevano tradito: forse avrebbe accettato di fare ciò che gli avrebbe
chiesto, se avesse fatto leva sul suo senso di colpa.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
"Guardia,
ho un ultimo desiderio." Rispose con voce affannosa e stanca
"L'ultimo desiderio di un condannato."</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
Ci
fu un attimo di silenzio, in cui avvertì l'indecisione della guardia che infine
rispose:</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
"Parla.
Se possibile sarai accontentato."</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
Il
prigioniero si appoggiò alla porta cercando di non scivolare a terra.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
"Vorrei..."
disse con voce fioca "Vorrei che mi fosse concesso di radermi: domani ci
sarà la mia esecuzione e preferirei morire da soldato. E nessun soldato, in
nessun momento della sua vita ha la barba lunga."</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
Incrociò
le dita e attese la risposta della guardia.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
"Mi
chiedi di darti una lama con la quale potresti ucciderci quando verremo a
prenderti domani, mi credi forse così sciocco?"</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
"No,
nient'affatto. So bene che non sei uno sciocco soldato Smithwick." Il prigioniero
si godette l'effetto che le sue parole avevano avuto sulla guardia. Sapeva che
il ragazzo era trasalito, non si sarebbe mai aspettato di essere riconosciuto. "Ti
do la mia parola d'onore che domani, quando verrete a prendermi, non vi verrà
torto un capello. Sai che non ho mai tradito la parola data. Ti chiedo solo un
rasoio e uno specchio, ti prego."</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
Pronunciò
l'ultima parte della frase con tale intensità da stupire perfino sè stesso.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
Trascorsero
lunghi attimi in cui non ci fu risposta, poi il giovane rispose in un sussuro:</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
"Non
volevo che succedesse questo, generale. Non volevo tradirvi! Posso portarvi
fuori da qui, ma vi prego perdonatemi!"</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
Il giovane sembrava sull'orlo delle lacrime,
ma il prigioniero lo azzittì.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
"Se
vuoi davvero aiutarmi e farti perdonare, dammi ciò che ti ho chiesto. Ti
prometto che andrà tutto bene."</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
"Agli
ordini, generale!" disse la giovane guardia con voce rotta e si allontanò
lungo il corridoio.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
Ascoltando
il suono dei passi che si affievoliva, il generale si lasciò cadere in terra,
sollevato. Era fatta, ci era riuscito. Ora non doveva fare altro che aspettare.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
Dopo
quello che al prigioniero sembrò un tempo infinito, il ragazzo tornò e facendo
scorrere lo sportellino che usavano per passargli il cibo, fece scivolare nella
cella il rasoio e un malridotto frammento di specchio.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
Non
appena fu certo che il giovane si fosse allontanato, prese specchio e rasoio e
si mise seduto nel punto più luminoso della cella: per quello che stava per
fare, aveva bisogno di vedere chiaramente. Tenendo in una mano il rasoio e
nell'altra lo specchio osservò il riflesso dei suoi occhi: un volto stanco e segnato gli ricambiò un pallido sorriso. Ora sapeva, non gli serviva altro. Con un sorriso
sulle labbra, e un gesto fluido del braccio, si tagliò la gola.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
Per la prima ed ultima volta nella sua vita, aveva agito di testa sua. Un fiotto di sangue uscì dalle sue labbra, congelando in eterno il suo sorriso.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
Cami/Bradipo </div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
<br /></div>Bradipohttp://www.blogger.com/profile/15694447726694703793noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-1871971472332555179.post-26660834765621670832012-06-07T11:49:00.000+02:002012-06-07T11:54:04.541+02:00BardiDame e Cavalieri, bambini di ogni età.<br />
Non narrerò una storia, ma incredibile realtà.<br />
La vostra Margherita, scrittrice occasionale<br />
è stata appena inclusa in un ebook niente male;<br />
Mettendosi in combutta con altri bravi bardi<br />
Cantato ha lei di cani, sia di razza che bastardi.<br />
A chi di barboncini o di bulldog vuole sapere<br />
Consiglio <a href="http://abaluth.blogspot.it/p/download-ebook.html">questo link</a>, tosto andatelo a vedere!ElfoMiopehttp://www.blogger.com/profile/04711135707968459527noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-1871971472332555179.post-29715602127175441172012-06-05T11:14:00.000+02:002012-06-05T11:14:19.765+02:00dueparole4Le prossime parole, scelte da mia "maaadreeeeeeee", sono:<br />
<br />
<span style="font-size: large;">-Arte </span><span style="background-color: #f9f9f9; color: #333333; font-family: georgia; font-size: 16px; line-height: 24px;">In senso lato, capacità di agire e di produrre, basata su un particolare complesso di regole e di esperienze conoscitive e tecniche, e quindi anche l’insieme delle regole e dei procedimenti per svolgere un’attività umana in vista di determinati risultati</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span><br />
<span style="font-size: large;">-Meraviglia </span><span style="background-color: #f9f9f9; color: #333333; font-family: georgia; font-size: 16px; line-height: 24px;">Sentimento vivo e improvviso di ammirazione, di sorpresa, che si prova nel vedere, udire, conoscere cosa che sia o appaia nuova, straordinaria, strana o comunque inaspettata</span><br />
<br />
Buona scrittura!<br />
FeFeFeFehttp://www.blogger.com/profile/11836327952618983663noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-1871971472332555179.post-59372191835096347282012-06-05T11:10:00.000+02:002012-06-05T11:10:22.267+02:00Il campeggio - dueparole3 FeFe<span style="font-family: inherit;">Ecco qui in ritardo la mia storia. Sarà per lo stress pre-esami (ne ho uno tra qualche ora), ma non mi andava di scrivere una storia "carina e coccolosa", così mi sono buttato su qualcosa di più macabro.. spero piaccia ugualmente! :)</span><br />
<br />
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif; font-size: large;"><b>Il campeggio</b></span><br />
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">Giulio e Giulia partirono per un campeggio, durante il fine
settimana. Arrivarono il venerdì verso sera nel campo. Si sorpresero non
trovando altri villeggianti oltre a loro, e, svuotando la macchina da zaini e
tenda, si diressero verso la casupola del custode. Anche lì sembrava non
esserci nessuno. Decisero allora di piantare lo stesso la tenda, e di cercare i
guardiani il giorno seguente. </span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">Una volta sistemati, misero a scaldare la cena portata da
casa su di un fornelletto a gas, e nel frattempo Giulio, che era un musicista
molto apprezzato in città, tirò fuori la sua chitarra ed iniziò a suonare e
cantare per passare il tempo.</span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">Intorno a loro c’era solo oscurità. Non si vedeva nulla e
nessuno. Il suono delle loro voci e del loro strumento rimbombava per tutta la
riserva. Ad un tratto sentirono un rumore alle loro spalle, ed una voce
maschile li fece sussultare. “Vi sembra normale fare tutto questo baccano? Mi
avete svegliato! E poi chi siete e cosa ci fate nel mio campeggio?” sbraitò un
uomo sulla cinquantina, dall’aspetto trasandato. Dalle sue parole intuirono che
doveva trattarsi del guardiano. “Ci scusi.. –iniziò Giulio- ma arrivati qui
abbiamo bussato alla porta della sua abitazione, ma non ci ha risposto nessuno
ed abbiamo pensato di sistemarci e contattarla domani..”. “Che maleducati!
Stavo dormendo, è per questo che non vi ho sentito! Avreste dovuto aspettare..”
“Non essere così scorbutico come al tuo solito!” lo interruppe una signora che
si fece avanti dall’oscurità “perdonatelo -continuò la donna in tono gentile- è
molto che non viene nessuno a campeggiare qui, e pensavamo fosse qualche
malintenzionato.. naturalmente siete i benvenuti! Se non avete già mangiato,
lasciate che vi offra qualcosa, per farmi perdonare del comportamento di mio
marito. Prepariamo delle ottime salsicce qui, dovete assolutamente
assaggiarle!”. </span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">Giulio e Giulia, che nonostante il pasto erano ancora
affamati, accettarono l’invito della donna, e, dopo essersi scusati nuovamente
ed essersi presentati, entrarono nella casupola.</span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">Sembrava disabitata, era in uno stato di abbandono, come se
nessuno ci avesse vissuto per anni, e c’erano solo sporadiche tracce della
presenza umana, come un piccolo fornello ed un frigo degli anni cinquanta che
rinfrescava il cibo a mala pena. Da lì la donna tirò fuori un paio di salsicce,
e le mise sul fuoco. “Da dove venite?” chiese gentilmente la signora per
rompere il silenzio. “Dalla città qui vicino –rispose Giulia- ci piace andare
in campeggio, ma purtroppo siamo pieni di impegni di lavoro e così ci siamo
potuti concedere una piccola pausa per il fine settimana.” “Capisco.. sì,
effettivamente la grande città è un posto orribile.. pieno di incomprensioni e
gente pronta a giudicarti per qualsiasi cosa non rispetti i loro canoni
‘tradizionali’. Qui in campagna invece nessun essere umano si intromette negli
affari che non lo riguardano, le persone vengono per rilassarsi e poi se ne
vanno dopo poco. Ed inoltre possiamo permetterci di allevare i nostri animali
senza problemi. È con la loro carne che facciamo le salsicce, sentirete che
buone!”. Giulio e Giulia si scambiarono un’occhiata interrogativa: non avevano
infatti visto alcun animale da quando erano arrivati. Nel frattempo l’olio
iniziò a sfrigolare e dopo poco le salsicce erano pronte. La moglie del guardiano
le servì agli ospiti, mentre il marito, che era rimasto in silenzio da quando
la donna lo aveva rimproverato, fissava la coppia con uno sguardo penetrante,
come se li studiasse a fondo.</span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">“Buone! Complimenti, non ne ho mai mangiate di questo tipo!”
disse Giulio. “Di quale animale sono?” domandò Giulia. “Eh, mia cara, è un
segreto professionale” rispose la donna strizzando l’occhio alla ragazza. Dopo
che ebbero finito il pasto e ringraziato i guardiani, la coppia si coricò nella
tenda, e passarono una notte di incubi, forse dovuti al mal di pancia causato
dalle salsicce.</span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">La mattina dopo Giulio e Giulia si svegliarono tardi.
Avrebbero voluto fare una passeggiata nel bosco, ma si sentivano troppo
stanchi. Rimasero allora nei sacchi a pelo a parlare della sera precedente,
scambiandosi opinioni sulla strana coppia. “Molto gentili, per carità, però mi
incutevano terrore.. Hai visto come ci guardava lui?” disse Giulia. “Sì, sono
strani, ma credo sia perché il campeggio è deserto. Evidentemente gli affari
vanno male e questo li rende nervosi..” rispose Giulio, che poi aggiunse “Penso
che per ringraziarli andrò a suonargli una canzone. In fondo loro ci hanno
offerto quello che avevano preparato, ed io li ricambierò con ciò che so fare
meglio! Vado subito a vedere se sono svegli.. mi sono stufato di stare in
tenda..” “No dai sono stanca.. andiamoci dopo..” “Non ti preoccupare, tu resta
pure qui, io mi do una sistemata e vado, quando vorrai mi raggiungerai lì” e
così dicendo Giulio uscì dalla tenda con la sua chitarra in mano, dirigendosi
verso la casa. </span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">Giulia non aveva proprio voglia di alzarsi, e si
riaddormentò. Si svegliò nuovamente che era quasi il tramonto. Giulio non era
lì. Evidentemente era rimasto tutto il giorno dai custodi. Decise di alzarsi e
raggiungerlo. </span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">Bussò alla porta, ma nessuno le rispose. Notò allora che era
aperta e, chiedendo permesso, entrò. La stanza da pranzo era vuota, così Giulia
si diresse verso la stanza da letto, anch’essa senza nessuno. Tuttavia la
ragazza vide buttata in un angolo la chitarra di Giulio, e si accorse che
dietro allo strumento c’era uno spiraglio di luce. Avvicinandosi, scoprì che si
trattava di una porta semi nascosta. La aprì ed entrò nel locale adibito a
macelleria, dove erano tenuti tutti gli strumenti per fare le famose salsicce
assaggiate il giorno prima. Ma Giulia notò con raccapriccio che la carne con
cui venivano fatte le salsicce non era di animale, bensì di.. essere umano! Nel
locale c’erano infatti resti di corpi: braccia, piedi ed altre parti del corpo
giacevano a terra intorno alla macchina per triturare.</span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">La ragazza ebbe un mancamento, e vomitando, svenne. Prima di
chiudere gli occhi riuscì a vedere dietro di sé il corpo di Giulio, ormai senza vita.
Capì in quel breve attimo che anche lei non avrebbe più riaperto gli occhi, e che la sua
carne sarebbe stata servita ai prossimi sventurati ospiti del campeggio.</span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: inherit;">FeFe</span></div>FeFehttp://www.blogger.com/profile/11836327952618983663noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-1871971472332555179.post-40814313715440477072012-06-03T23:11:00.001+02:002012-06-03T23:14:38.288+02:00Nonna Teodonia<br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Appena in tempo ho rispettato la scadenza! muahahahah!</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0cm;">
“<i>Rocca Merletta, piccolo centro
toscano, è la meta ideale per chiunque voglia godersi un piacevole
soggiorno nella salubre aria di campagna, senza perdersi il fascino
di un luogo imbevuto di storia. Il paesino, abbarbicato su di un
monte, è stato costruito nel 1253, per volontà del Conte Rasponi,
il signore di quelle terre. La leggenda vuole che al conte Rasponi
sia da attribuire la paternità della chitarra, strumento che
presentò a corte e che stregò sua maestà a tal punto da fruttare a
Rasponi il titolo nobiliare e le terre attorno a Rocca Merletta.
Infatti sulla cima del monte sorge la rocca,da cui il paese prende
il nome, una costruzione in roccia tufacea che nel corso del tempo è
stata erosa dalle intemperie che l'hanno modellata trasformandola in
una sorta di gigantesco merletto di pietra Per secoli è stata la
residenza della famiglia Rasponi, fino alla fatidica data del 23
luglio 1544, quando l'allora conte Felberto Rasponi, fu trovato morto
nella sua stanza da letto con un'espressione di gioia sul volto. Non
vi era alcun segno di effrazione, solo un forte aroma di pepe che
permeava l'aria. Il delitto non fu mai risolto e ancora oggi numerosi
turisti si fermano ad osservare la rocca e in paese è una delle
storie preferite da raccontare davanti al camino. Rocca Merletta è
inoltre famosa per le sue salsicce secche, che vi consigliamo di
assaggiare.”</i></div>
<div style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-style: normal;">Nonna
Teodonia scorse rapidamente la descrizione di Rocca Merletta scritta
sulla guida di un giovanotto, che era completamente nascosto dal
giornale che stava leggendo. Con una manovra da commando la vecchina
si era portata alle sue spalle, sottraendogli abilmente il libro che
aveva appoggiato sul tavolino e che ora osservava interdetta. Gli
occhi acuti di Nonna Teodonia avevano individuato da tempo il
ragazzo, che portava scritto sulla fronte la parola “turista”.
Infatti, appena arrivato al bar della piazza, di cui la nonna era
cliente fissa (beveva un bicchierino di rosolio ogni due ore circa),
invece di dirigersi al bancone per ordinare si era accomodato al
tavolino aspettando di essere servito. Dopo i primi dieci minuti di
stoica attesa, il giovane aveva iniziato ad allungare il collo
cercando di attirare l'attenzione del barista, che senza fare una
piega aveva continuato a sistemare le bottiglie dietro al bancone. In
effetti, nulla avrebbe potuto schiodare il barista dalla sua
occupazione: non a caso in paese l'avevano soprannominato Mulo, per
la sua cocciutaggine e per la forza dei suoi calci. Mai Mulo aveva
servito al tavolo qualcuno e mai l'avrebbe fatto. Sempre più
spazientito, il povero e ignaro giovane continuava a sperticarsi
chiedendo un menu, mentre nonna Teodonia lo osservava con un misto di
divertimento e ammirazione, visto che ben pochi avrebbero mai osato
sfidare Mulo in quel modo. Ad un certo punto il turista aveva deciso
di provare ad ignorare il barista, così come il barista ignorava
lui, svanendo dietro il giornale. Era stato in quel momento che la
nonna gli aveva rubato la guida. Probabilmente il ragazzo non avrebbe
mai mostrato una tale ostinazione se avesse saputo con chi aveva a
che fare, tuttavia l'espressione decisa del giovanotto convinse la
nonna che meritava un premio prima di essere steso da un calcio di
Mulo. </span>
</div>
<div style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-style: normal;">Afferrò
una sedia e si sedette, sbattendo la guida del giovane sul tavolo. Il
turista, trasalendo, sbucò da dietro il giornale per trovarsi faccia
a faccia con nonna Teodonia, che senza perder tempo disse:</span></div>
<div style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0cm;">
“<span style="font-style: normal;">La
tua guida è incompleta, giovanotto, fossi in te mi farei ridare i
soldi. Chiunque l'abbia scritta ha dimenticato la parte migliore
della storia!- Al ragazzo non fu lasciato neppure il tempo di fiatare
che la nonna riattaccò a parlare:</span></div>
<div style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0cm;">
“<span style="font-style: normal;">Considerati
fortunato che ci sia io a colmare le tue enormi lacune, figliolo! È
arrivato il momento di posare in terra quel giornale e la dose di
presente che porta con sé perchè sto per iniziare a raccontare!”
Lanciò al giovane il tipico sguardo da
“sarò-anziana-ma-non-mettermi-alla-prova” e lui mise
obbedientemente sul tavolo il giornale, incrociando le braccia sul
tavolo in silenzio.</span></div>
<div style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0cm;">
“<span style="font-style: normal;">Dunque”
nonna Teodonia si schiarì la voce e iniziò a parlare:</span></div>
<div style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0cm;">
“<span style="font-style: normal;">Pare
che il 1544 fosse stato un anno molto freddo, anche se ai fini della
nostra storia è irrilevante. Ciò che conta è che Rocca Merletta
era governata dal conte Felberto Rasponi, ottimo nobile e pessima
persona. Ormai da cinque anni governava incontrastato, dopo essere
succeduto a suo padre, che era morto in un incidente di caccia,
durante una battuta a cui il figlio non aveva partecipato, ma in sua
vece aveva inviato un abile cacciatore per dare una mano all'anziano
genitore. Nessuno sa spiegarsi come mai il cacciatore sia diventato
in seguito cavaliere, ma i pochi che videro la ferita di Rasponi
padre affermarono di aver visto una zampata di orso identica ad un
colpo di spada. Ma questa è un altra storia. </span>
</div>
<div style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-style: normal;">Sta di
fatto che in quanto conte, aveva il diritto di importunare i
cittadini di Rocca Merletta come meglio credeva, anche se fino al
mese di giugno del 1544 si era limitato ad opprimerli solo con tasse
e sporadiche impiccagioni. Tuttavia, capitò che nel mese di giugno,
il conte Felberto Rasponi decidesse di andare in serata a fare una
passeggiata per i vicoli di Rocca Merletta, godendosi l'aria
profumata di fiori, che erano stati piantati lungo tutte le tortuose
stradine del paese per ammortizzare il miasma dovuto ai pitali che
venivano svuotati dalle finestre. Quando il conte si trovò a passare
per Vicolo Torto, la stradina che sale dietro il campanile, quella
dove oggi sta il ferramenta, fu colpito in pieno dallo schizzo di uno
dei tanti vasi di merda, svuotato dall'edificio sotto cui stava.
Furente, il conte guardò in alto, pronto a proclamare pene terribili
per lo stolto che aveva osato tanto, ma si trovò incapace di
parlare, perso negli occhi blu di una ragazza tondetta che chiedeva
perdono. Felberto si limitò a farle un sorriso ebete e facendole
segno di non preoccuparsi si avviò fischiettando verso il palazzo.
Qualche ora dopo, sdraiato nel suo letto su di un materasso di piume
e con la borsa dell'acqua calda sui piedi, il conte si rese conto di
essere innamorato. Tuttavia giovanotto, come ben saprai l'amore di
questo genere di persone muta spesso in ossessione, specie se la loro
amata li rifiuta e così accadde, poiché la giovane in questione era
già promessa al figlio del macellaio e anche molto innamorata.</span></div>
<div style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-style: normal;">Il
conte le provò tutte, dalle promesse di amore eterno alle minacce
più oscure, ma la giovane non cedeva. Dopo due settimane di assiduo
corteggiamento da parte del conte e tentate violenze il figlio del
macellaio decise di non poter più sopportare un affronto simile:
conte o no doveva pagare. Il ragazzo non era una cima, ma si rivelò
abbastanza furbo da ordire un piano, di cui mise a parte la sua
futura sposa. Lei infatti, avrebbe dovuto fingere di accettare la
proposta di matrimonio del conte e al resto avrebbe pensato lui.
Infatti, la sua famiglia era a conoscenza di un'antica ricetta di
salsicce, dal sapore così intenso e incredibile, tanto da creare un
tripudio di sapore nella bocca di chi le mangiava, che tuttavia
faceva impazzire le papille gustative sovrastimolando a tal punto i
sensi da uccidere il povero assaggiatore. Dopo una preparazione quasi
alchemica il giovane riuscì a creare la terribile salsiccia
assassina e la nascose con cura aspettando il momento adatto.</span></div>
<div style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-style: normal;">Così,
mentre il conte era sempre più infatuato dalla sua bella, il giovane
macellaio riuscì a corrompere un servo, che nella notte del 23
luglio del 1544, servì al suo signore la salsiccia assieme ad una
ricca porzione di verdura. Volle il caso che quella sera il conte
avesse voluto cenare in camera da letto e fu così che nessuno vide
ciò che accadde fra quelle mura. E quella fu la fine di Felberto
Rasponi e i due giovani promessi si sposarono prima dell'autunno.
Inoltre, grazie alle loro doti combinate, pare che siano riusciti a
mitigare gli effetti della salsiccia mortale, creando la ricetta che
ancora oggi viene seguita per le famose salsicce secche di Rocca
Merletta.”</span></div>
<div style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-style: normal;">Nonna
Teodonia smise di parlare e guardò il giovane che la fissava a bocca
aperta.</span></div>
<div style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-style: normal;">Fece
per parlare, ma la nonna lo anticipò ancora una volta.</span></div>
<div style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0cm;">
“<span style="font-style: normal;">Spero
che tu non stia per chiedermi se questa storia è vera, ragazzo!
Perchè se una storia è buona rimane tale a prescindere se è vera o
meno. Pensa piuttosto se ti è piaciuta, se ti ha aperto gli occhi.”</span></div>
<div style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-style: normal;">La
nonna si alzò e fece per allontanarsi e tornare al suo tavolo, ma
poi si girò nuovamente verso il ragazzo che guardava perplesso la
sua guida rigirandosela tra le mani. La nonna gli sorrise e aggiunse:</span></div>
<div style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0cm;">
“<span style="font-style: normal;">Ricordati,
non si viaggia solo con la testa. Sei venuto qui per vedere, non
lasciare che una guida ti copra gli occhi.”</span></div>
<div style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-style: normal;">Il
turista poggiò il libro sul tavolo e annuì ricambiando il sorriso.</span></div>
<div style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0cm;">
“<span style="font-style: normal;">Grazie.”
disse poi a nonna Teodonia.</span></div>
<div style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-style: normal;">Nonna
Teodonia ridacchiò sotto i baffi quando vide il giovane filarsela
rapidamente evitando per un soffio uno dei calci di Mulo. Era stata
una bella mattina. </span><i> </i>
</div>
<br />
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Cami/Bradipo</span>Bradipohttp://www.blogger.com/profile/15694447726694703793noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-1871971472332555179.post-13935141536843188612012-05-31T23:18:00.003+02:002012-06-04T16:08:42.752+02:00A Tale of Gnomes<br />
<div class="MsoNormal" style="font-family: inherit; text-align: center;">
<span lang="EN-US"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-size: small;">Hello my fluffy friends! As you might already tell, today I've decided to write my story for Dueparole3 in English. I didn't do it cause I wanna show off how cool and awesome and <i>sunshiny</i> I am: I did it cause this time it was Mattes (also known as Meepdude) to choose the words and I though<span style="font-family: inherit;">t it'd b</span>e nice if he'd be able to read my story as well. </span></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: inherit; text-align: center;">
<span style="font-size: small;"><span lang="EN-US">NOW YOU NEED TO, BY THE WAY!!! C:</span></span><br />
<span style="font-size: small;"><span lang="EN-US">The story was inspired by something I've read, about legends from the Indigenous Australians. Their gods created all the world by singing names, I guess. Well, I find this pretty damn IMAGINATIVE!</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: inherit; text-align: center;">
<span style="font-size: small;"><span lang="EN-US">I'd just like to make one more thing clear: Brad and Fefe, YOU DON'T NEED TO WRITE IN ENGLISH! DON'T DO IT, YOU FOOLS! Fuggite, sciocchi :D</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: inherit; text-align: center;">
<span style="font-size: small;"><span lang="EN-US">I did it for my pressssssciooussssss.</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: inherit; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: inherit; text-align: center;">
<span style="font-size: small;"><span lang="EN-US">Ok, one last note: in English my dictionary and language-skills shrink down to the size of a strawberry. Just sayin' :) </span></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span lang="EN-US"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;"><br /></span></span></span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<span lang="EN-US"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;"> <span style="font-size: large;"> </span></span></span><span style="font-size: large;"><span style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">A TALE OF GNOMES</span></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span style="font-size: small;"><span lang="EN-US">Mr. Sausage
was <i>very</i> annoyed by now, as he
slammed the door closed behind him to enter the reassuring shadows of his
dwelling.</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span style="font-size: small;"><span lang="EN-US">“Furf furf…cretin…furf
furf”, (“furf”, far from having any meaning at all, is simply a multipurpose Gnomish
word, useful to replace any other one or to gain time when ignoring an answer.
“Cretin”, on the other hand, is an insult which later became part of the Human
language as well).</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span style="font-size: small;"><span lang="EN-US">The many
fanciful insults the annoyed Gnome was now muttering between one “furf” and the
other were meant for his neighbor, Mr. Slimy. Owing his name to his runny nose*,
Mr. Slimy loved sitting for hours on the doormat in front of his mushroom-home,
hoping in the transit of some neighbor he could reproach for anything he could
think of.</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span style="font-size: small;"><span lang="EN-US">“Furf…furf!
What kind of idiot could ever live in a mushroom, anyway?”, Mr. Sausage kept
going as he moved to his laboratory, casually grabbing and shaking different odd-shaped
tools. </span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span style="font-size: small;"><span lang="EN-US">A few minutes earlier that morning, Mr. Slimy had intercepted him on his way back
from the hunt for magic metals and rocks to use in the lab and had sprung up
from the doormat, sprinting to be fast enough and get on Mr. Sausage’s path
before he could carry on and flee.</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span style="font-size: small;"><span lang="EN-US">“Mr.
Sausage? Got a minute, Mr. Sausage?”, he
had called, sniffing repeatedly and staring ostentatiously at our Gnome’s big
round belly.</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span style="font-size: small;"><span lang="EN-US">The owner
of said belly had sighed and, as always, painfully decided not to run the
neighbor over with his wheelbarrow. Instead, he stopped and answered Slimy’s impolite
stare with a red face (just like a sausage’s, if only sausages would have faces!)
and frowning eyebrows.</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span style="font-size: small;"><span lang="EN-US">“What is it
you want today…furf?”. In this case, “furf” had clearly taken the place of something
much worse**.</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span style="font-size: small;"><span lang="EN-US">“Why,
nothing much, of course!”, cried the neighbor, sniffing louder than ever. “Just
a little remark on last night, my friend, a little remark…that laboratory of
yours, you know. I could swear I’ve heard odd sounds coming from it around two in
the morning, my dear Sausage. And, rabbits
eat my house if I lie, a thin, wriggly <i>something</i>
fell on my roof around sunrise, for I have clearly heard it going ‘<i>wab wab-wab wab’</i> as it bounced and disappeared
somewhere behind my mushroom”.</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span style="font-size: small;"><span lang="EN-US">“<i>’Wab wab’</i>!”, laughed Mr. Sausage, his
face ‘sausage-er’ than ever. “That stuff you’ve got in your nose must’ve gotten
to your brain after the last two hundred years of sniffing, must be. Now if you
excuse me, I gotta bring these metal scraps up to my house”.</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span style="font-size: small;"><span lang="EN-US">That said,
he had outflanked an outraged and sniffing Mr. Slimy and walked the few more gnomecentimeters
left to his tree house. Then, after hoisting up the wheelbarrow through a
complicated mechanism of ropes, he had climbed the little ladder leading to the
wood-carved door in the tree-trunk, in which he had disappeared.</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span style="font-size: small;"><span lang="EN-US">This is where
we had begun our story, with Mr. Sausage being very annoyed and walking in the
house and slamming the door and picking up tools at random, and doing all that
stuff old Gnomes do when they’re very angry, especially if they’re quite grumpy-natured,
too.</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span style="font-size: small;"><span lang="EN-US">But as he felt
calm again a few seconds later, he started reasoning quickly, for quick were
his wits. He knew he had no time to be restless in his own tree-house: what his neighbor had said was, for once,
true. Mr.Sausage had understood exactly what the ‘wab-wabbing’ thing was, he had been looking for
it that morning after losing it and he needed it back.</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span style="font-size: small;"><span lang="EN-US">Quickly, he
opened the backdoor (which was also some kind of secret door: no other Gnomes knew
of it, at least not that nosy old Slimy; and that alone was enough),slid down
the tree-trunk using an old rope and ran behind his neighbor’s mushroom-home, as
sneaky as a round, red-faced Gnome could be. It didn’t take long until he
sighted the shining of metal among the tall grass. </span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span style="font-size: small;"><span lang="EN-US">“There! There
it is! Furf furf furf…” Furfing in excitement went the old Gnome, and picked up
a long string of the shiniest metal: very thin it was, and flexible, and at a
closer look it was possible to notice it was made of different tinier strings,
braided together to form one.</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span style="font-size: small;"><span lang="EN-US">Mr. Sausage
rolled up the string (which made ‘<i>wab-wabbing’
</i>sounds<i> </i>as it wobbled threateningly
through the air), put it in his pocket and climbed up the rope once more. As he
closed the backdoor behind him, he looked around to make sure nobody was
observing him: there was no one to be seen. The time was right to ultimate his invention!</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span style="font-size: small;"><span lang="EN-US">First of
all, he fed the Caterpillar*** (“why, thank you!”). Then, hasty as ever he
headed once more to the laboratory where, especially in the last year, he used
to spend most of his time. The hands shaking in expectation, he reached under
the desk and picked up a strange object, whose equals had yet never been seen
in the whole World; at least, not as far as Gnomes knew. This object had pretty
much the curvy shape of a hourglass, but it was made of metal and its sides
were quite flat. Something like a long, flat wooden stick started from the
center of the curves and went straight out of the metal shape, culminating with
a larger rectangular tip. Five strings ran from this tip to the other end of
the fine wooden stick. Some of these strings were made of a strange,
transparent material; but two of them looked shiny and braided and metal-like,
just like the one Mr. Sausage had just picked up from the field. </span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span style="font-size: small;"><span lang="EN-US">Sweat
dropped down his red face as he tied the last string close to the two metal
ones. With those sausage-like fingers he had, for some minutes it seemed highly
unlikely that he would succeed in this task. But then, with a cry of victory, the
Gnome jumped up from his stool and shook the complete object in the air. In
that moment a brave sunray, which had found his way through the only tiny
window, fell upon the instrument: and the Guitar shone gloriously in the
morning light. For this is how Mr. Sausage had secretly decided to name his
invention: Guitar.</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span style="font-size: small;"><span lang="EN-US">And this
Guitar, mind you, was a very magical instrument. It was made of the legendary metals
found in the Lizard Cave, a nearby site well known by all Gnomes in which no
one dared venture, for many were the legends told about it. Often, in stormy
nights, when the children were asleep, the inhabitants of the Gnome village
would whisper of bloody battles, dead Gnome heroes and terrible fire-spitting
lizards with wings.</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span style="font-size: small;"><span lang="EN-US">“Furf furf…tales
for idiots!”, is what Mr. Sausage had always said about it. “Nothing exists if
I can’t imagine it”. And maybe he was right, cause being a very imaginative
Gnome as he was, he had never been able to picture those fire-spitting lizards
in his head. For this reason, the whole story was furf. And for this same reason,
many a time he had entered the cave and extracted the precious minerals and
metals.</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span style="font-size: small;"><span lang="EN-US">Mr. Sausage
already had an idea of the magic this Guitar of his could produce. He amorously
caressed the strings with the right hand. Then suddenly, after grabbing the wooden
handle quite tight with his left hand and spreading his fingers all over it in
a random fashion, he hit all the strings very fast with his right. At the same
time he sang ‘<i>Hairy-footed brush</i>!’ in
ancient Gnomish. And, sure enough, a beard-brush with hairy wooden feet appeared
out of thin hair and sat, <i>wooden</i>, on
the floor. The Caterpillar was now cautiously looking at the Gnome as if
thinking he was a total <i>furf.</i></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span style="font-size: small;"><span lang="EN-US">But little
did Mr. Sausage care. “YIPPEEEE!”, he shouted and, strapping the Guitar to his
back with strings made of braided grass, he ran out of the backdoor again and
down into the field. As soon as he disappeared into the wild nature that
surrounded his tree, he grabbed the magical invention again and drew more music
from it. </span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span style="font-size: small;"><span lang="EN-US">“<i>Mucus with a home</i>!”, he called in
ancient Gnomish, inventing a new creature. One second later, a
huge odd animal with a shell on its back**** was laying on top of his neighbor’s
mushroom-house. Slowly, showing evident satisfaction, it bit a piece of the
roof off. Of course, Mr. Slimy’s slimy nose immediately appeared at the window:</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span style="font-size: small;"><span lang="EN-US">“Curses!!!
This is gonna take weeks to fix! Mrs. Slimy!!!”, he sniffed and sniffed, while
Mr. Sausage laughed behind the grass. But he was not an evil Gnome and in
ancient Gnomish he kindly whispered to the snail that it’d better have a nice
stroll somewhere else in the forest. So, still chewing on the juicy piece of
mushroom, the snail left, leaving a shiny trail of slime in Mr. Slimy’s garden.</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span style="font-size: small;"><span lang="EN-US">Mr. Sausage
merrily followed the animal, dancing and playing, still getting obvious
pleasure from his neighbor’s complaints echoing behind him. Every time he stroked
the magical strings with his fingers, new inebriating sounds filled the air;
every time he sang the name of an inexistent thing, it mysteriously appeared. </span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span style="font-size: small;"><span lang="EN-US">“I made it!
I made it! <i>Legless lizard!</i>”, he shouted and sang in excitement, so that a
legless lizard***** appeared and immediately slithered away, a look of evident outrage
on its face. </span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span style="font-size: small;"><span lang="EN-US">All day
until dusk the Gnome ran like this in the forest, screaming new names, his
guitar proudly singing its existence to the world. This was the time when countless
objects, plants and creatures were born; some of them were destined to exist
for hundreds, <i>thousands </i>of years,
others just made a short appearance in the constant flowing of time. </span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span style="font-size: small;"><span lang="EN-US">Until at
one point, as the sky turned red and the sun almost disappeared behind the enormous
trees, Mr. Sausage sat thoughtfully on a stone. He was panting after all that running,
but little did he care: all he could think of now was one more thing, something
he had always desired. He was wondering if it’d be fair to ask it to the
magical instrument he had put into existence. </span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span style="font-size: small;"><span lang="EN-US">“The hell!”,
he said out loud in the end. “What could go wrong? What a bunch of furf!”</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span style="font-size: small;"><span lang="EN-US">One last
time he stood up, and struck the strings with his right hand. As a low pitched
note vibrated from the Guitar, he sang: “<i>Me
being tall, and thin, and fair skinned! And a beautiful lady of the same size by my side!”. </i></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span style="font-size: small;"><span lang="EN-US">He understood
this was not what the Guitar was made for when something that felt like an earthquake unleashed somewhere
behind him. Painfully conscious of still being short, red and fat as always,
Mr. Sausage turned and thus witnessed the event that would change Earth
forever: there were two huge creatures, standing among the trees. Their shapes
had something to do with those of Gnomes, yet they were different. First of all,
those creatures were tall. <i>Very </i>tall.
‘Almost two meters’, Mr. Sausage thought to himself. Secondly, they were not <i>round.</i> Actually, they were much taller
than wide, which alone is something too wonderful and unimaginable even in a
Gnome’s wildest dreams. Last but not least, their skin was fair and they had no
beard. This one feature at least was something in which, Mr. Sausage was sure,
he resulted much prettier than them.</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span style="font-size: small;"><span lang="EN-US">As the huge
creatures moved staggering in the forest, our Gnome wisely decided it was time
to get back home. In fact, he fled with as much dignity as possible, for a
round little creature wearing a red pointy hat. </span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span style="font-size: small;"><span lang="EN-US">By now, the readers might have understood that the two beings, born by mistake, were the first
woman and the first man. Now, since that ancient time when a Gnome sang them to existence, their number has grown and
their habits have changed, but still these creatures are nothing but women and
men. For thousands of years they’ve thought of stories that would explain their
own creation; all of them were great, all the Creators glorious. How fun it will
be, when the kin of Humans will finally look down and see the Gnomes for the
first time! How hilarious, when they’ll hear the ancient Gnome tales, and learn
the truth about their origin! For Humans are like they are, and little would
they fancy to hear that the one to whom they owe their very existence is no one
else but our short, fat, red-faced Mr. Sausage!</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span style="font-size: small;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span style="font-size: small;"><span lang="EN-US"> THE
END</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span style="font-size: small;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span style="font-size: small;"><span lang="EN-US"> …</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span style="font-size: small;"><span lang="EN-US">It might also
be that our readers have more interest in knowing what became of our Gnome,
than what became of Humans.<br />
Well, it will make everybody’s heart lighter to know that Mr. Sausage got to be
very famous in the village, because of his marvelous invention. With his Guitar
he created a yellow, light form of alcohol that would make everybody agree on
subjects they wouldn’t normally agree on (‘<i>beer</i>’,
I guess, was the name of this magical liquid), he made flowers grow tall in the
gardens of kind-hearted Gnomes. In other words, from grumpy and <i>furfy</i> as he was, he turned into a
friendly Gnome, and the sun shone upon his hairy smile. It didn’t take long before
pretty Ms. Braids fell in love with him; and it took even less for Mr. Sausage to
love her back!</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span style="font-size: small;"><span lang="EN-US"> Today the two Gnomes and their Guitar live
together in the old tree house. And now the house has two floors and no
backdoor, and many windows bring the daylight into its former darkness, and
three hairy Caterpillars can dwell and dine in its sun-lit rooms.</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span style="font-size: small;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span style="font-size: small;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span style="font-size: small;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span style="font-size: small;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span style="font-size: small;"><span lang="EN-US">*Among
Gnomes, the final name evokes some characteristic of the subject and is given
with the coming of age, around the seventy-sixth birthday. Before, children and
youngsters are just called with provisory names, or simply Furf. </span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span style="font-size: small;"><span lang="EN-US">**It is
therefore undeniable, how this word could be put into good use in the language
of Humans as well.</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span style="font-size: small;"><span lang="EN-US">***The Caterpillar
is a green, worm-shaped insect with a thousand legs. The reason why he isn’t
called just “worm” originates from his relationship with the Gnomes: it’s not
uncommon for Gnome households to host, depending on the size of the house, one
or more Caterpillars. These Caterpillars are treated like members of the
family, they’re offered food and a home. All they need to do, in exchange, is
to serve nine hours a day as pillars for the fragile buildings, which could
otherwise collapse on themselves. Having a very small house, Mr. Sausage hosted
only one Caterpillar.</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span style="font-size: small;"><span lang="EN-US">****For
Humans: snail.</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span style="font-size: small;"><span lang="EN-US">*****Or
snake, as it was later called.</span></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: small;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: small;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: small;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: small;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span lang="EN-US" style="font-size: small;">Marghe/Elfomiope </span></div>ElfoMiopehttp://www.blogger.com/profile/04711135707968459527noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-1871971472332555179.post-4045886120157474302012-05-30T15:49:00.000+02:002012-05-30T15:49:22.016+02:00dueparole3Le parole per le prossime storie, scelte dal mitico Matt, sono:<br />
<br />
-<span style="font-size: large;">chitarra </span><span style="background-color: #f9f9f9; color: #333333; font-family: georgia; font-size: 16px; line-height: 24px;">Strumento musicale a corde, costituito da una cassa a fondo piatto a forma di 8, e da un manico ai cui cavicchi s’attaccano più corde (di solito 6), che il suonatore mette in vibrazione con le dita della mano destra o, talvolta, col plettro; è usata il più delle volte per accompagnamento, ma è anche strumento da solisti.</span><br />
<br />
-<span style="font-size: large;">salsiccia </span><span style="background-color: #f9f9f9; color: #333333; font-family: georgia; font-size: 16px; line-height: 24px;">Carne suina (talora anche di cinghiale e, in alcune tradizioni locali, di oca o di carne bovina, equina, ovina), magra e grassa, tagliata a piccoli pezzi o triturata più o meno finemente, salata e variamente aromatizzata, e insaccata in budella di suino (oggi anche in tubi di sottile plastica flessibile e trasparente) di piccolo diametro, che vengono legate e divise a tratti mediante strozzature con spago sottile, in rocchi di misura variabile dagli 8 ai 12 cm, da mangiarsi crudi o cotti a seconda che siano o no stagionati.</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span><br />
Buona scrittura! :)<br />
FeFeFeFehttp://www.blogger.com/profile/11836327952618983663noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1871971472332555179.post-14198297689349779382012-05-30T15:42:00.004+02:002012-05-30T15:43:59.706+02:00Il gufo e la morte - dueparole2 FeFe<span style="font-family: inherit;">Ecco qui la mia storia, ovviamente in ritardissimo! E' un tantino lunga, e forse un pochino "voluta", per i continui esami che mi hanno tolto la gioia di scrivere, spero tuttavia che vi piaccia :)</span><br />
<span style="font-family: inherit;">Buona lettura!</span><br />
<br />
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif; font-size: large;"><b>Il gufo e la morte</b></span><br />
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;"><br /></span><br />
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">Bruno era disteso sul letto, attendendo ormai la morte. Era
stato un illustre politico, attualmente in carica di senatore a vita nel suo
paese. Tanti anni di fatiche lo avevano ingobbito e la sua corporatura si era
pian piano deperita. Era stato soprannominato “il gufo” per svariate ragioni:
il suo attaccamento al denaro lo portava a sfregarsi spesso le mani unendole
verso il petto, mossa che lo faceva assomigliare ad un gufo appollaiato su un
ramo; il suo essere subdolo e manipolatore lo faceva agire soprattutto di
notte; ed infine a causa dei suoi occhiali grandi e spessi.</span><br />
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">Mentre era steso ripensava alla sua vita, sempre segnata
dalla cupidigia e dell’avarizia. Pensava che non c’era nulla di male nell’aver
intascato parecchi soldi pubblici mentre altri morivano di fame, peggio per
loro che avevano fatto una scelta di vita sbagliata. Pensava che non c’era
niente di male nell’aver accettato bustarelle per far vincere appalti o per
bocciare o far approvare una
legge, tanto lui poteva fare ciò che voleva, era al di sopra della legge.</span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">Ed ora era steso lì in attesa. Sì, Bruno sapeva che la nera
signora sarebbe arrivata presto e l’attendeva, ma non con rassegnazione: egli
voleva sfidarla per restare in vita ancora. Era infatti troppo legato ai beni
che la carriera politica gli aveva concesso e voleva goderne ancora,
specialmente in un periodo come quello della crisi economica, in cui molti
stentavano ad andare avanti, ed osservare la gente arrancare, avendo egli
denaro e potere, lo faceva star bene.</span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">Stava per assopirsi quando un vento gelido entrò nella
stanza oscurandone le luci.</span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">Capì che il momento era arrivato e si sedette in attesa
della sua nemica.</span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">Dal buio più profondo emerse una figura slanciata e nera dal
volto scarno e raggrinzito, senza occhi e con inquietante ghigno. Si fermò a un
passo dal letto del politico e guardandolo dal vuoto delle sue orbite pronunciò
il suo nome in un freddo sussurro.</span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">Bruno ebbe timore per la prima volta in vita sua e non
riuscì a proporre la sfida alla cupa mietitrice, ma dalla sua bocca uscì solo
un balbettio “t-t-t-ti p-p-prego.. la-lasciami i-in v-vita!”.</span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">La nera signora non si mosse ma parlò in maniera decisa
“Sapevo che me lo avresti chiesto, misero omuncolo. Ebbene ti accontenterò, ma
non per farti restare ancora chiuso nella tua reggia circondato dall’oro,
ingrassandoti come un porco! Dovrai uscire e, girando per la città, dovrai
trovare una buona ragione da fornirmi per lasciarti vivere ancora. Se la
riterrò valida, allora ti concederò altro tempo su questa terra. Hai in tutto
ventiquattro ore… Buona fortuna, mortale!”</span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">Detto ciò scomparve. Le luci nella stanza si riaccesero e
Bruno rimase per un attimo ancora tremante rannicchiato sul letto. “Trovare una
buona ragione.. ma l’oro, il denaro, il potere non sono ragioni abbastanza
valide?” si domandava il gufo. Dopo alcuni attimi, decise di vestirsi ed
uscire, in cerca della buona ragione da fornire alla Morte al suo ritorno. </span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">Erano all’incirca le tre del mattino ed era gennaio: faceva
freddo.</span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">Uscito dal suo palazzo, si diresse verso la stazione
centrale della città. Nel tragitto incontrò soltanto alcuni ragazzi ubriachi
che cantavano a squarciagola canzoni a lui ignote. “Che feccia! Sfaticati senza
speranze che finiranno falliti come i loro genitori! Bleah!” pensò il gufo
guardandoli con disprezzo, e continuò a camminare.</span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">Arrivato alla stazione non trovò nessuno se non alcuni
senzatetto che cercavano riparo dal freddo sotto le tettoie laterali
dell’edificio. Si avvicinò verso di loro e li vide stesi e rannicchiati sotto
un pezzo di coperta scucita mentre tremavano tentando invano di vincere il
freddo. “Che ci fate qui? Non avete una casa dove andare?” urlò il gufo.</span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">“No signore – rispose uno di loro - Siamo caduti in
disgrazia. Non abbiamo più un posto dove vivere.” “Ma da dove venite?” domandò
Bruno “Alcuni di noi sono di qui, altri sono stranieri, venuti in cerca di
fortuna da terre lontane, ma hanno trovato solo altra miseria e disperazione”
rispose un altro del gruppo, indicando alcuni barboni neri poco più in là,
anche loro rannicchiati in un angolo. “E quindi vivete così? In mezzo alla
strada?” “Sì, buonuomo, viviamo qui. Ogni tanto riusciamo a trovare rifugio in
alloggi di fortuna, e quando possiamo mangiamo alla caritas”. Il gufo aveva
sempre saputo dell’esistenza dei senzatetto, ma non si era mai trovato faccia a
faccia con loro, e li aveva sempre considerati feccia dell’umanità; ora invece,
ascoltando le loro storie e condividendo in parte la loro sofferenza, riusciva
finalmente a capire la sofferenza. Rimase con loro fino all’alba.</span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">Una volta spuntato il Sole, li salutò augurandogli buona
fortuna per il futuro, ed allontanandosi si sentì cambiato.. Sentiva qualcosa
dentro che non aveva mai provato prima e che non riusciva a capire..</span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">Con questa nuova sensazione nel cuore, dopo aver deciso di
cambiare zona per esplorare la città, scese le scale della metropolitana. Entrò
in un treno affollato, dove a malapena si respirava e sentì le proteste dei
pendolari, che lamentavano di essere stipati su carri bestiame come animali, di
non avere il minimo rispetto da parte dei governanti, e che non sopportavano
più questo tipo di vita. “Effettivamente – pensò il gufo – non riuscirei
nemmeno io a vivere così.. Ma come fanno delle persone a sopportare tutto questo?”,
e quindi lo domandò ai suoi compagni di viaggio. “Che vuole che le dica?
Abbiamo protestato, abbiamo manifestato, scritto lettere, bloccato i treni,
tentato di tutto, ma la situazione non è cambiata. I politici non ci ascoltano,
pensano solamente ai loro interessi. Noi cosa potevamo fare di più? Una rivolta
popolare? Abbiamo delle famiglie a cui pensare, dei figli da crescere, non
possiamo permetterci di perdere il lavoro, altrimenti finiremo in mezzo alla
strada!” rispose uno dei pendolari mentre gli altri annuivano. Il gufo allora
preferì non parlare più. Aveva capito anche la loro situazione, che sebbene
fosse migliore di quella dei barboni, era precaria e appesa un sottile filo che
si sarebbe potuto spezzare al prossimo licenziamento di massa.</span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">Scese dal treno ad una stazione situata in periferia. Uscito
in superficie vide un gruppo di ragazzi intenti a picchiare un loro coetaneo.
Il gufo si avvicinò urlando “Basta! Smetterla! Lasciatelo stare, o chiamo la
polizia!”. Gli aggressori si spaventarono e fuggirono. Il gufo aiutò il ragazzo
a rialzarsi e gli chiese cosa avesse fatto per meritare un trattamento così
barbaro. Il giovane rispose “Signore.. vede.. io sono omosessuale, e in un
posto come questo non è una cosa vista di buon occhio. Devo sopportare ogni
giorno battute pesanti ed insulti, oltre ad essere malmenato da loro quando gli
gira male. Ma non picchiano soltanto me.. Ieri hanno aggredito una ragazza
romena, e l’altro ieri un ragazzo di colore. Disprezzano chi è diverso da loro,
persino gli anziani! Ed arrivano ad atti come questi molto spesso.. noi
“diversi” qui non abbiamo dignità.. spero solo di potermene andare lontano un
giorno..” e ringraziando il gufo per averlo aiutato se ne andò zoppicando.
L’anziano politico provò molta tristezza. Pensò che sarebbe potuto capitare
anche lui. Cosa avrebbe fatto in quel caso? Sarebbe morto sotto i colpi di un
gruppo di teppisti? E per la prima volta capì cosa fosse la dignità e il
rispetto per gli altri.</span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">Allontanandosi dalla stazione, iniziò a camminare tra i
“casermoni” popolari. Era un paesaggio triste: enormi case si susseguivano
tutte uguali per un paio di chilometri. La natura sembrava aver abbandonato
quel posto: solo di tanto in tanto spuntava un albero, per giunta trasandato, e
sprazzi d’erba selvatica che spuntavano tra le mattonelle sconnesse dei
vialetti. I palazzi erano alti e grigi, di forma rettangolare. Camminò a lungo
tra le abitazioni. Sentiva un senso di ansia e tristezza crescergli dentro:
come si poteva vivere in un posto del genere che al solo passarci toglie la
gioia di vivere? </span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">Nel suo peregrinare incontrò una signora anziana con una
bambina. Si avvicinò e chiese alla donna come poteva vivere in un posto del
genere. “Eh, che devo fare? La mia pensione è al minimo, non posso permettermi
una casa in un posto più centrale. Anche mia figlia vive qui vicino; lavora
molto perché è sola, non può permettersi una baby sitter e allora tengo io la
bambina durante il giorno. Mi fa piacere. Certo il posto qui è brutto, ma le
racconto favole per far sì che la sua mente evada da questo luogo e possa
distrarsi con la fantasia” così disse la donna, e, guardando il sorriso della
bambina abbracciata al ventre della nonna, al gufo scese una lacrima.</span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">Era notte. Il gufo non riusciva a dormire. Attendeva, come
la notte precedente, la nera signora, che giunse puntuale alla stessa ora del
giorno prima, preceduta dal gelido vento.</span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">“Allora, mortale, dimmi: hai trovato una buona ragione
affinché la tua vita continui ancora?” chiese la morte.</span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">“A dir la verità sì, oscura presenza. Ho capito. Dopo tanti
anni di vita ho finalmente capito il mondo. Ho compreso cos’è la sofferenza
umana, cosa significa vivere di stenti, senza una speranza per il futuro. Ho
toccato con mano le difficoltà delle vite altrui, ho capito che con l’oro ed il
potere non si compra la felicità, ma che essa si può trovare anche solo nel
sorriso di un bambino. Da oggi per tutti i giorni che mi restano, anche se
saranno pochi, mi batterò tra i miei colleghi affinché comprendano anche loro
il modo giusto e corretto per governare, e dove e come il nostro intervento
possa rendere lieta la vita di altri esseri umani.”</span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">In quel momento il gufo fu investito da una forte luce
bianca e, non appena riuscì ad aprire gli occhi, si trovò davanti una figura
angelica, che nulla aveva a che vedere con la ripugnante ed oscura signora di
prima. La splendida creatura parlò: “Io sono l’altro aspetto della morte: la
rinascita, il bianco, quello che scaturisce da ciò che prima era avvizzito. Tu,
Bruno, sei rinato. Il tuo lato meschino è defunto, sei una persona nuova. Sono
lieta che tu abbia finalmente compreso cosa significhi essere umani. È per
questo che ti ho concesso ancora del tempo, affinché tu capissi la sofferenza
altrui, e tu possa anche solo con un piccolo gesto, rendere migliore la vita
delle persone che governi. Non ti resta molto tempo, sei già vecchio, ma quel
poco che ti rimane, utilizzalo al meglio. Buona fortuna!”. Così dicendo la
morte scomparve in un lampo di luce bianca, lasciando solo il gufo.</span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">Da quel giorno egli mise a disposizione i suoi averi per gli
altri, e combatté una dura battaglia nel governo affinché questo avesse a
maggior cura la vita umana più che gli interessi economici. E come era rinato
morì in un giorno dell’inverno successivo. Ed ora sulla sua tomba crescono
rigogliosi degli incantevoli fiori.</span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: inherit;"><b>FeFe</b></span></div>FeFehttp://www.blogger.com/profile/11836327952618983663noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-1871971472332555179.post-1670976640404107422012-05-22T14:57:00.001+02:002012-05-23T11:32:36.003+02:00Luna e il Gufo<br />
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: x-small;"><span style="line-height: 115%;"><span style="font-size: small;">Con dueparole2 siamo sclerati ed alla velocità della luce siamo partiti a scrivere :)</span></span></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: x-small;"><span style="line-height: 115%;"><span style="font-size: small;">Questa storia mi ha dato non pochi problemi, perchè ho iniziato a buttare giù i primi paragrafi proprio A CAVOLO senza avere la più pallida idea di quel che sarebbe accaduto. Spero che questo non si evinca da ciò che ne è uscito alla fine ;P </span></span></span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span style="font-size: 28pt; line-height: 115%;">Luna e il Gufo</span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
<<Stasera, piccoli pesci, voglio raccontarvi la storia di
come, molto prima che usciste dall’uovo, la nostra Fontana è diventata come
oggi la vediamo. Dovete infatti sapere che non sempre le nostre acque sono state,
nella notte, del colore nero del luccio, ma che anzi v’è stato un tempo in cui puntualmente
al calare del Sole un pallido bagliore soleva bagnarne clemente la superficie
cristallina. Io ero solo un giovane pesce rosso, a quel tempo, ma ricordo tutto
perfettamente e posso definirmi un
testimone; come fosse ieri, certe notti mi sembra di vedere di nuovo la luce
perlacea emanata da Luna riflettersi e danzare pigramente sulle mie pinne. Eppure
ormai so bene che quella luce non tornerà più: perchè Lei ha deciso di andare via. </div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
Luna indossava un vestito bianco, luminoso come il riflesso
della luna in uno specchio d’acqua.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
Ogni sera la trascorreva seduta sul bordo della grande Fontana,
sfogliando tra le pallide mani un misterioso oggetto composto di tanti sottili
fogli di carta; e il suo riflesso nella nostra acqua illuminava le lunghe notti
in quell’era lontana. Se Lei riposava appoggiando il mento sulle ginocchia, il
vasto alone bianco del suo vestito di luce la faceva sembrare una luna piena; quando si sgranchiva arcuando la schiena, invece,
il riflesso imitava perfettamente la forma aggraziata della mezzaluna.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
Era, Ella, un’amante della notte, ed alla notte donava con
la sua presenza la bianca luce del giorno.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
Lui era inguainato in un completo nero che ne evidenziava la
figura emaciata, seppur in parte celata da un pesante mantello intessuto con
centinaia di piume di gufo brune, notevole segno distintivo di un bravo cacciatore;
era un puro figlio del crepuscolo e dell’oscurità. </div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
Apparve per la prima volta
in una fresca notte di Ottobre; e da
allora tutti i giorni al calar del Sole si avvicinò alla Fontana fermandosi
alle spalle di Lei senza emettere un suono,
tanto che persino il suo mantello pareva non voler frusciare al vento
per non rovinare la solennità di quell’assenza di rumore: è leggenda ben nota
tra i pesci e tra gli uomini che il cacciatore, indossando in qualche modo le
proprie prede, ne assuma le qualità. Ed i molti gufi che, per mano dell’uomo
col mantello, avevano perduto vita e piume, gli avevano conferito il dono del
silenzio.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
Nessuno di noi, dalla Fontana, l’ha mai notato passare,
nemmeno Luna; io soltanto, che posso
considerarmi un pesce piuttosto sveglio, l’ho subito individuato vedendo il
bagliore di Lei riflettersi di tanto in tanto sulle sue piume di gufo o nei
suoi grandi occhi scintillanti. Per settimane o forse mesi egli continuò ad avvicinarsi alla Fontana ed
io lo tenevo d’occhio. Giungeva e per ore ed ore, non visto, contemplava Luna,
quella magica creatura che faceva impallidire al confronto il grosso astro
bianco lassù, lontano lontano nel cielo, che è la luna degli esseri che vivono in superficie.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
Poi una notte ciò che avevo temuto accadde, senza che
io potessi far nulla: egli gettò in terra il suo scuro mantello di gufo, così
che noi tutti ed anche Luna fossimo in grado di vederlo chiaramente. Lei alzò gli occhi per scrutarlo in viso, ma per il resto non si mosse: immobili, i due si
fissavano. Quando infine lui si avvicinò a grandi passi, anche Lei si alzò in
piedi. A lungo stettero così, i due, tanto che vedendoli fu chiaro come si
completassero a vicenda. Il Gufo e la Luna, così diametralmente opposti, si appartenevano. Iniziarono a parlarsi e le
loro voci non avrebbero potuto suonare così diverse l’una dall’altra: bassa e
rasposa quella di lui, dolce e cristallina quella di Luna. Pur non essendo in
grado di comprendere cosa dicessero ascoltammo come incantati, per la prima
volta, le melodiose parole della nostra benefattrice. Ma dovemmo imparare
sulle nostre scaglie che le cose belle non durano per sempre.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
Fu così che, improvvisamente, la perdemmo. L’ultima volta
che vidi il suo miracoloso bagliore fu quando si piegò brevemente a raccogliere il pesante
mantello di piume; un attimo dopo, lo gettò sulle sue bianche spalle e su quelle
di Gufo al contempo e anche Lei come lui divenne buia.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
Da allora scomparve dal giardino e dal bordo della Fontana; non più tornò ad illuminare le nostre notti che sono diventate atte solo al
dormire. </div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">Eppure continua ad esserci tra di noi qualche sciocco che spera, un
giorno, di vedere la nostra Luna sedersi accanto alla Fontana per farci nuovamente
dono di quella bianca luce che Gufo egoista ha voluto rapire e avere solo per sé.>></span><br />
<br />
<br />
<span style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">Marghe/ElfoMiope </span></div>ElfoMiopehttp://www.blogger.com/profile/04711135707968459527noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-1871971472332555179.post-73970731662878906322012-05-21T19:31:00.001+02:002012-05-21T19:32:41.136+02:00Storia di un gufo diurno<br />
<div class="MsoNormal" style="margin-top: 0cm;">
Questa volta posto per prima sulle parole gufo e bianco!<b> </b>Gioitevela!<b><br /></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-top: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
<b>Storia
di un gufo diurno</b></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
Fin
da quando era piccolo lo avevano soprannominato Gufo: naso ricurvo come
un becco, grandi occhi penetranti e sopracciglia cespugliose. Inoltre quando si
arrabbiava sembrava arruffare le piume, gonfiandosi fino a scoppiare e
afferrandosi con dita simili ad artigli a qualunque cosa gli capitasse.
Decisamente non era stato un bel bambino, ma a differenza di altri era stato
chiamato con affetto "gufetto della mamma". </div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
Un
altro dettaglio importante: il signor Gufo era cieco dalla nascita.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
Il
signor Gufo, infatti, non aveva la benché minima idea di come diamine dovesse essere un gufo. Eppure, il signor Gufo era intimamente
felice: sapeva di conoscere il mondo in misura maggiore di molti altri che
invece potevano vederlo. Nessuno più di lui riusciva a comprendere il piatto di
lasagna che la signora Cesira gli preparava tutti i mercoledì: la complessità del suo sapore, dovuto ai
molteplici stati che lo componevano e il suo profumato tepore. Con un solo
assaggio riusciva perfino a capire quanto ci fosse di un certo ingrediente o di
un altro e, soprattutto, se la signora Cesira ci avesse messo o no la salsiccia
che le portavano i suoi parenti umbri.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
Quando
passeggiava nel parco, camminava sorridendo: il ronzio di un insetto, le voci
dei bambini, e anche il bestemmione di un adulto che aveva pestato una cacca di
cane, diventavano una sorta di "unicum" armonico, scandito
ritmicamente dal suono dei passi del signor Gufo.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
Si
poteva dire che fosse addentro il mistero delle piccole cose, quelle che la
maggior parte delle persone attraversa senza vivere, limitata com'è dai propri
occhi. E grazie a questa consapevolezza, il signor Gufo aveva creato quella che definiva la teoria
dell'orologio: non c'è un solo uomo al mondo, che lasciato in una stanza piena
di oggetti, non finisca per escludere il suono ritmico di un orologio che
scandisce i secondi. Questo perché gli occhi conducono una persona a
dimenticarsi della totalità per cercare solo ciò che attira la loro attenzione.
E se anche fossero portati a concentrarsi sull'orologio, perderebbero tutto il
resto, a meno che non lo osservino col cuore.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
Il
signor Gufo portava il bastone solo perché era certo che aumentasse il suo fascino.
Aveva spesso sentito parlare di gentiluomini in frac e tuba che, armati di un
elegante bastone, fendevano la folla con passo sicuro e aveva deciso di
volergli assomigliare. L'unico problema era che i frac erano scomodi e costosi
e che non aveva idea di dove avrebbe potuto trovare una tuba. Così si era
accontentato di girare per la città accompagnato da un lungo e pesante bastone
di noce, che più di una volta aveva fatto inciampare il prepotente di turno.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
Oltre
che a questi piccoli piaceri quotidiani, il signor Gufo dedicava la sua vita ai
fiori: la sua casa era piena della loro fresca fragranza e in ogni stanza si
trovavano innumerevoli piante. Rose,
gigli, violette, orchidee e molte altre piante, che avevano operato un piccolo
miracolo per il signor Gufo: gli avevano permesso di vedere i colori. Non
avrebbe mai scordato la prima volta che accadde: stava mettendo il concime su
un'orchidea e, mentre era tutto indaffarato a sollevare il pesante sacco, alle
narici gli arrivò l'odore della pianta e contemporaneamente ad esso, un lampo
rosa balenò nell'oscurità dei suoi occhi. Per lo stupore gran parte del concime
finì sul pavimento, ma il signor Gufo non se ne curò e rimase immobile mentre i
piccoli granelli rotondi rotolavano ai suoi piedi. Lui aveva visto! E aveva
visto perché poteva sentire! La gioia del signor Gufo era immensa e iniziò a
camminare come un folle per la casa, passando da una pianta all'altra e ogni
singolo fiore iniziò a regalargli il suo tesoro più grande. In un attimo la
mente del signor Gufo era abbagliata da un tripudio di colori che fino a quel giorno aveva conosciuto solo di nome: il giallo
riluceva inseguito da un rosso scarlatto che si confondeva in un azzurro
luminoso per tuffarsi in un blu oltremare!</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
Poi,
il signor Gufo cessò la sua danza estatica e con il cuore in gola si diresse in cucina, dove si
trovava una splendida orchidea. La signora Cesira ne aveva sempre tessuto le
lodi, dicendo di non aver mai visto una pianta più curata di quella: era
l'orchidea bianca più bella che avesse mai visto. </div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
Bianca,
quell'orchidea era completamente bianca, pensò il Signor Gufo. Tra tutti i colori che ancora danzavano
nei suoi occhi ciechi, il bianco era l'unico che mancava. Ed era quello che
meno riusciva a immaginare: era l'esatto opposto dell'oscurità in cui aveva
vissuto per tutti quegli anni, era la luce del giorno in cui nessun gufo si era
mai avventurato. Sapeva che il fiore era esattamente davanti a lui, ma non
trovava il coraggio di avvicinarsi. Con uno sforzo immane fece un passo in
avanti e il profumo dell'orchidea lo avvolse. E a quel punto fu come
ricongiungersi ad una parte si sé che non aveva mai conosciuto: nella sua mente
apparve per la prima volta nella sua vita, un'alba di cristallo. E in quel
bozzolo di luce iniziarono a cadere piccole gocce di pioggia, lacrime che si
andarono dolcemente a posare sui morbidi petali del fiore.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
Cami/Bradipo </div>Bradipohttp://www.blogger.com/profile/15694447726694703793noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-1871971472332555179.post-24278752767454615432012-05-21T17:37:00.002+02:002012-05-21T17:38:43.268+02:00dueparole2<span style="font-family: inherit;">Le parole per la seconda settimana, scelte dalla nostra Flo', sono:</span><br />
<br />
<span style="font-family: inherit;">-<span style="font-size: large;">gufo</span></span><br />
<span style="font-family: inherit;"><span style="background-color: #f9f9f9; color: #333333; line-height: 24px;">Nome comune di varî uccelli rapaci notturni, caratterizzati dal disco facciale completo e ben distinto, e appartenenti a varî generi</span></span><br />
<span style="font-family: inherit;"><br /></span><br />
<span style="font-family: inherit;">-<span style="font-size: large;">bianco</span></span><br />
<span style="font-family: inherit;"><span style="background-color: #f9f9f9; color: #333333; line-height: 24px;">Di colore chiaro (spesso in contrapp. a </span><span class="testo_corsivo" style="background-color: #f9f9f9; color: #333333; line-height: 24px; margin: 0px;"><em style="margin: 0px;">scuro</em></span><span style="background-color: #f9f9f9; color: #333333; line-height: 24px;"> o </span><span class="testo_corsivo" style="background-color: #f9f9f9; color: #333333; line-height: 24px; margin: 0px;"><em style="margin: 0px;">nero</em></span><span style="background-color: #f9f9f9; color: #333333; line-height: 24px;">)</span></span><br />
<br />
<span style="font-family: inherit;">Buona scrittura! A domenica! :)</span><br />
<span style="font-family: inherit;">FeFe</span>FeFehttp://www.blogger.com/profile/11836327952618983663noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1871971472332555179.post-73205985023753763342012-05-19T19:56:00.000+02:002012-05-21T00:01:09.700+02:00La divinità<br />
<h2 class="MsoNormal">
<span style="font-weight: normal;"></span></h2>
<div class="MsoNormal">
Come sempre arrivo in ritardo, ma nonostante questo, eccomi qui! Una Bradistoria per voi sulle parole telescrivente e banana!</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
<b>La divinità</b> </div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
L'intera capanna era
invasa dal calore, proveniente da un grande fuoco attorno al quale si erano
radunate una decina di persone. Si passavano silenziosamente una lunga pipa di
legno decorata con piume colorate, facendo lenti anelli di fumo. Dopo ogni
soffio, il fumo saliva per riunirsi alla nuvola più grande prodotta dalle
fiamme che guizzavano nel centro della stanza. Non appena l'ultimo sbuffo fu
scomparso, un uomo calvo dal naso aquilino si alzò in piedi e prese la parola.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
"Sono
passate due lune da quando il dio ci ha parlato. Due lune soltanto ci separano
dall'oracolo che ha diviso la nostra tribù!" </div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
Con
un gesto lento e calcolato, indicò una specie di altare in legno sul quale si
trovava, in mezzo a incensi e candele, un astruso marchingegno di metallo. Se
gli uomini nella stanza avessero saputo dare un nome alle sue componenti,
avrebbero chiamato schermo il piccolo rettangolo luminoso su cui appariva la
voce del loro dio, tasti i quadratini con le lettere e telescrivente l'intero
macchinario.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
"<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Nessuna banana</i>, queste sono state le sue
parole. E posso testimoniare che ciò è vero: avete la mia parola di Capo Tribù
e Voce del Dio. Ero proprio in questa stanza quando la luce del Dio è apparsa
per donarci il Suo comandamento! Oggi mi rivolgo a voi, fratelli, poichè la
piaga dell'eresia deve essere debellata, nel nome della pace e della serenità
di tutti. Dunque invito coloro che hanno delle novità a parlarne al
Consiglio."</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
Il
Gran Sacerdote si sedette, in attesa. Il suo sguardo penetrante scrutava i
presenti come un falco pronto ad artigliare la preda. Esattamente nel punto
opposto del cerchio rispetto a dove il Gran Sacerdote era seduto, si alzò in
piedi un giovane dalla lunga barba intrecciata.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
"L'embargo
della banana procede bene, fratelli!" disse, ma non appena aprì la bocca
per continuare fu interrotto da un anziano barbuto che, restando ostinatamente
seduto, sbottò:</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
"E
chi si occuperà di questo Dio quando tutta la tribù sarà morta di fame?"</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
Il
Gran Sacerdote lo fulminò con lo sguardo. Se avesse potuto fare di testa sua,
il vecchio avrebbe raggiunto già da tempo il Dio che tanto disprezzava.
Tuttavia, la tribù amava quel vecchio pazzoide, il folle senza tempo che non
segue nessuno, ma che trascina tutti con sé. Si era già ribellato una volta,
quando il Dio aveva proibito la musica, costruendosi un flauto e passando le
giornate a soffiarci dentro. Purtroppo non poteva essere condannato in alcun
modo: infatti, i suoni che produceva erano la cosa più lontana dalla musica che
esistesse. E la tribù invece di ridere <i style="mso-bidi-font-style: normal;">di
lui</i>, rideva <i style="mso-bidi-font-style: normal;">con lui</i> degli errori
che faceva!</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
"Fratello
mio" disse con un sorriso stiracchiato "Vi è tanto cibo che cresce
nei boschi, che possiamo raccogliere o coltivare. Gli animali ci forniscono la
carne e le pelli, di che altro potremmo aver bisogno, se non della luce del
nostro Dio?"</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
La
risata del vecchio riempì la stanza e il fumo sembrò diradarsi.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
"Quanto
sei sciocco e cieco, <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Gran Sacerdote</i>!
Conosci forse tu il pensiero degli animali? E se dovessero migrare, cosa
mangerà la tribù, se non potremo usare le immense scorte di banane secche che
possediamo? Come faremo a far crescere in tempo altri raccolti, visto che non
abbiamo semi? O forse il Dio ti ha parlato anche di questo?"</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
Gli
occhi dell'uomo brillavano luminosi e ironici, guizzando su quel volto antico e
segnato, per poi riflettersi in quelli scuri come la notte del Gran Sacerdote.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
"E
vorrei aggiungere ancora una cosa, fratelli miei: siamo al culmine
dell'idiozia! Infatti non pochi si sono ormai dati alla <i style="mso-bidi-font-style: normal;">castità</i>! E per quale motivo, secondo voi? Per il divieto di
banane!"</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
Il vecchio rise di gusto e non pochi altri lo
seguirono, per essere immediatamente
fulminati dallo sguardo furente del Gran Sacerdote.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
"E
tu," continuò impietosamente il vecchio, adesso rivolto al barbuto che
aveva interrotto " lo sento forte e chiaro dalla mia capanna come pratichi
il tuo <i style="mso-bidi-font-style: normal;">embargo della banana</i>!"</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
Il
povero giovane non potè fare altro che arrossire cercando di farsi piccolo,
piccolo, schiacciato dal peso di svariati occhi che lo fissavano.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
La
rabbia del Gran Sacerdote aveva raggiunto il punto critico: un tic leggero al
labbro e l'apertura meccanica e involontaria delle dita lo confermavano.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
"Tu!"
tuonò stralunato, puntando il suo indice tremante contro il vecchio, come se
fosse una lancia. "Distruttore, eretico, malfidato! Come osi parlare,
anche solo respirare in questa sacra stanza! Verrai fustigato, lapidato, preso
a calci e..."</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
"Condannato
a scivolare in eterno su una buccia di banana, magari?" ridacchiò
bonariamente, mentre cercava di evitare gli spruzzi di saliva che schizzavano
dalla bocca del Gran Sacerdote. Poi, con una calma esagerata e una strana luce
negli occhi, si alzò in piedi e disse "Credo che sia giunto il momento che
ti riveli una cosa, amico mio: io sono il tuo dio!"</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
La
rivelazione del vecchio fu accolta da un istante di sorpreso silenzio, seguito
dalla folle risata del Gran Sacerdote.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
"Sapevo
che eri pazzo!" gridò voltandosi verso i presenti "Quest'uomo una
divinità! Sarai condannato per questo!" rise istericamente.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
Il
vecchio non si scompose e con tono leggero rispose:</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
"Posso
dimostrartelo."</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
Il
Gran Sacerdote lo guardò sbigottito e, cercando di trattenere una risata
sprezzante sbottò:</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
"E
come, con un miracolo?"</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
"Posso
fare di meglio."</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
Detto
questo l'uomo uscì dalla capanna. Nessuno dei presenti aveva provato a fermarlo
e, a dire il vero, nessuno avrebbe voluto davvero farlo: erano tutti troppo
curiosi di scoprire cosa sarebbe successo. In pochi minuti l'uomo rientrò nella
capanna, ma non era solo: un piccolo gruppo di persone lo seguiva e portava
sulle spalle quella che sembrava essere un'altra divinità, ossia, un'altra
telescrivente. Il Gran sacerdote sembrava sull'orlo di una crisi di nervi e si
torceva nervosamente le mani, come se immaginasse di strangolare qualcuno.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
Il
vecchio intanto si era avvicinato alla telescrivente e aveva iniziato a battere
sui tasti. Come per magia, lo schermo dell'altra si illuminò e vi apparve la
scritta: -<i style="mso-bidi-font-style: normal;">adesso mi credi?-</i></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
Ciò
che accadde subito dopo quest'evento è vago e confuso: c'è chi narra che non
appena vide la scritta, il Gran Sacerdote si sia lanciato con un coltello in
mano verso il vecchio uomo, ancora chino sulla telescrivente. Altri dicono che
il suo cuore non abbia retto al colpo, oppure che abbia iniziato a venerare il
vecchio come un dio. </div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
Ciò
che invece non raccontano è la lunga corsa nella notte del Gran Sacerdote fino
al banano più antico della piantagione. Tuttavia, benchè nessuno sembri credere
a questa storia, quando non ci sono banane sui rami dell'albero, i membri della
tribù ne lasciano sempre qualcuna vicino alle radici. E pare che se si è
abbastanza scaltri e veloci, di tanto in tanto si riesca a vedere una mano che
le afferra.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; margin-top: 0cm;">
Cami/Bradipo </div>Bradipohttp://www.blogger.com/profile/15694447726694703793noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-1871971472332555179.post-3745815408465033802012-05-17T10:21:00.001+02:002012-05-17T12:59:51.422+02:00Mare (dueparole1 - FeFe)<span style="font-family: inherit;">Ecco qui anche il mio racconto con le prime due parole: banana e telescrivente!</span><br />
<span style="font-family: inherit;">Non è molto lungo, ma ho provato a condensare brevemente una mia piccola riflessione.</span><br />
<span style="font-family: inherit;">Buona lettura! :)</span><br />
<br />
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">Stava seduto alla sua scrivania come tutte le mattine.
Lavorava con la sua telescrivente mangiando una banana. Era bravo nel suo
lavoro. Stava con la testa china tutto il giorno a scrivere informazioni per i
suoi capi.</span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">Tutte le sere staccava dal lavoro e, sempre a testa china,
tornava a casa da sua moglie e dai suoi figli, con cui cenava. Poi andava a
letto.</span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">La mattina dopo si svegliò come al solito presto. Fece
colazione, si lavò, salutò la moglie ed uscì di casa. Si recò al lavoro e si
mise subito chino sulla telescrivente. Durante la pausa mangiò una banana, come
sempre, poi si rimise a lavoro. Uscì alla stessa ora per tornare a casa, sempre
con la testa china. Dopo cena la moglie si arrabbiò con lui, disse che da tempo
ormai non era più felice, che si sentiva male, voleva scappare da quel posto
alienante, lo supplicava di andar via. Lui stava con la testa china e non
rispondeva, così andarono a dormire.</span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">La mattina dopo si alzò presto, fece colazione, salutò la
moglie e andò al lavoro. Si mise chino sulla telescrivente, mangiò una banana e
tornò a casa. Rientrato si accorse che la moglie e i figli non c’erano più. Al
loro posto un biglietto sul tavolo con scritto “Non ce la faccio più a vivere
così, vado via e mi porto anche i nostri figli perché non si ritrovino anche
loro vittime inconsapevoli di un mondo così ostile”. Dopo la lettura non ebbe
alcuna reazione. Cucinò, mangiò e andò a dormire.</span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">La mattina dopo si alzò, fece colazione e senza salutare
nessuno, perché nessuno c’era rimasto, andò al lavoro, chino sulla sua
telescrivente, mangiando sua banana. </span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">Tornò a casa, mangiò, dormì.</span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">Lo stesso ritmo si ripeteva senza cambiamenti ormai da molti
anni, ed andò avanti un anno ancora. L’unica cosa che rompeva la routine era
una telefonata della moglie una volta alla settimana, in cui ella lo incitava a
raggiungerli lì dov’erano, in un posto diverso, dove c’era il sole, dove si
poteva ridere, dove non c’erano né telescriventi né banane. Lui annuiva, con la
testa perennemente china, poi mangiava e andava a dormire.</span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">Una mattina si alzò, fece colazione, ma quando andò in bagno
per lavarsi accadde qualcosa che non era mai avvenuto: per la prima volta si
guardò allo specchio con profondità, fissando il riflesso dei suoi occhi. Non
erano spenti né grigi, erano di un verde limpido come l’acqua del mare, e come
questa altrettanto profondi. Era come se potesse guardarsi dentro e per la
prima volta scoprì se stesso. In quell’abisso non vedeva né uffici, né banane,
né telescriventi. Vedeva un uomo, vedeva i suoi sogni estirpati troppo presto
dalla sua anima, vedeva le sue speranze di bambino, vedeva i suoi pensieri e i
suoi desideri più reconditi. Era ipnotizzato da quella visione, non riusciva a
staccarsi dallo specchio, da sé stesso. </span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">Quella mattina per poco non fece tardi al lavoro, dove
arrivò sudato e scomposto, dopo una lunga corsa attraverso il viale principale.
Si sedette alla scrivania per scrivere, ma per la prima volta notò una grande
finestra sita proprio davanti la sua scrivania, a cui non aveva mai fatto caso.
Da quella finestra si vedeva il mare, l’orizzonte, le barche che fluttuavano
dolcemente su quella superficie calma. Lo fissò a lungo, chiedendosi cosa ci
fosse al di là di quella grande distesa. Per la prima volta fu preso dalla
curiosità di esplorare, di scoprire, di conoscere. Tanto che si dimenticò della
telescrivente sotto le sue dita, e non mangiò la sua banana. </span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">Uscendo dal lavoro non tornò a casa, ma si diresse verso il
molo, che non aveva mai visto. </span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">Sedette sul limite della banchina e rimase incantato dal
tramonto. Il Sole scompariva dietro l’orizzonte, lasciando una soave scia di
colori. Trasmetteva calma e serenità. Per la prima volta egli alzò la testa e
sorrise. Poi tornò a fissare il male, come se ormai fosse parte di lui. Quando
il Sole ormai scomparve del tutto, fece per alzarsi, ma notò una piccola barca
a remi abbandonata sotto il molo. Allora scese sulla spiaggia umida e mise in
mare la barchetta. Galleggiava: poteva navigare. Salì e prese uno dei due remi
adagiati nella conca, ed iniziò a remare, lasciando pian piano il porticciolo.
Andò sempre più avanti, fino alla linea dell’orizzonte e poi scomparve.</span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Times, 'Times New Roman', serif;">La mattina dopo gli impiegati si alzarono presto, fecero
colazione, salutarono le proprie famiglie, e si recarono chini al lavoro. Ma
lui no, non c’era più, era ormai lontano da telescriventi e banane, finalmente
libero e consapevole di esserlo. </span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: inherit;">FeFe</span></div>FeFehttp://www.blogger.com/profile/11836327952618983663noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-1871971472332555179.post-72836514172574799712012-05-17T02:02:00.001+02:002012-05-21T17:32:21.190+02:00Il capitano Bakkebaarden ed il terribile saccheggio delle bananeCari, dolci e freschi lettori, ho tardato a presentarmi sul mio stesso blog (*il noooostro blog*, direi con voce da Gollum) ben sapendo che chiunque possa mai voler leggere un qualcheccosa scritto da me debba probabilmente essere qualcuno che già mi conosce e che mi vuole un gran bene. Sennò la cosa non si spiegherebbe.<br />
A parte le mie auto-denigrazioni, vi annuncio che oggi, <i>TATTARATà-TATà</i>, vi ho portato una storia! Forse una favola, più che altro. Forse sono ossessionata dalla favole. Forse ora la smetterò di cianciare e copiaincollerò qui il racconto che le oscure parole di Carlo (<b>banana-teletrasmittente</b>) mi hanno ispirato. <br />
Forse vi saluterò con un grande sorriso e con altrettanto grandi occhiaie! Buona notte, buona notte :) <b>Miao!</b><br />
<br />
<br />
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span style="font-size: 18pt; line-height: 115%;">Il capitano
Bakkebaarden ed il terribile saccheggio delle banane </span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span style="font-size: 12pt; line-height: 115%;">Correva
l’anno 1901. Correva anche una nave, fendendo impietosa le acque dell’oceano e
guadagnando con la fatica e la lotta contro le onde ogni metro rimanente che la
separava dalle rigogliose coste d’Africa. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span style="font-size: 12pt; line-height: 115%;">Ma più della
nave (essa non aveva infatti alcun segno particolare che la distinguesse dalle
altre navi) a noi interessano gli uomini che avevano vissuto per settimane su quello sgraziato ammasso di
metallo, senza soste. Già è importante notare, per capire le vicende qui
narrate, che uomini disposti a passare settimane
facendo assaggiare ai propri piedi null’altro che il gelido acciaio, il cuoio
delle scarpe e forse, a volte, il legno, son di certo stranissimi animali.
Questi uomini, come se non bastasse, erano comandati da un animale ancor più
strano: era, egli, il capitano </span><span class="hps"><span lang="NL" style="font-size: 12pt; line-height: 115%;">Bakkebaarden. </span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span class="hps"><span lang="NL" style="font-size: 12pt; line-height: 115%;">Il capitano Bakkebaarden coltivava
strani vizi che erano diventati molto comuni tra i suoi simili. Amava infatti
fumare la pipa, sputacchiare, tracannare litri di una sostanza velenosa
misteriosamente chiamata alcool, sputacchiare e imporre la propria volontà su quella
degli altri. Un suo ulteriore vizio, che condivideva con gli uomini del suo
equipaggio, era inseguire navi mercantili, colpirle ripetutamente con fragorose
cannonate ed infine saccheggiare tutte le ricchezze racchiuse nelle stive.</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span class="hps"><span lang="NL" style="font-size: 12pt; line-height: 115%;">Il destino volle che su una di quelle
sventurate navi, incontrata poco al largo della costa africana, i nobili
filibustieri trovassero due telescriventi.
Queste erano all’epoca macchine innovative e dal grande valore;
rimuovendo da una delle tastiere il cadavere di un marinaio trafitto da una
baionetta, il capitano Bakkebaarden in persona si impossessò delle
telescriventi e le riportò con sè nella propria cabina. Da allora, nessuno le
vide più, nè se ne interessò. Fino a che...</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span class="hps"><span lang="NL" style="font-size: 12pt; line-height: 115%;">Fino a che i nostri non gettarono
l’ancora in una piccola spiaggia del Congo.</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span class="hps"><span lang="NL" style="font-size: 12pt; line-height: 115%;">Bakkebaarden scese sulla terraferma e scelse
di portare con sè in esplorazione un ristrettissimo gruppetto di uomini
accuratamente selezionati: Hoofddeksel, un biondone roseo di due metri e sette
centimetri, facilmente riconoscibile per l’elmo cornuto che indossava come
discutibile tributo ai suoi antenati vichinghi;
Zekering, un nanetto scuro di capelli che sembrava l’antitesi di ogni
altro marinaio presente sulla nave e che aveva una incontrollata passione per
il fuoco; e il giovane Kai, scelta
dubbia ed inspiegabile in quanto costui era un marinaio smilzo, lentigginoso e
pauroso che aveva trascorso i tre quarti del viaggio a vomitare sul ponte e a
ripulirlo.</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span class="hps"><span lang="NL" style="font-size: 12pt; line-height: 115%;">Quelle giornate furono gloriose, per
l’equipaggio rimasto sulla nave: notte e dì vollero bere e dormire i marinai,
ora che era lontano il feroce capitano Bakkebaarden. Quel che non sapevano e
che probabilmente non avrebbero mai trovato interessante, non potendo prevedere
come si sarebbe evoluta la vicenda, era che il loro capitano aveva stipato in
un enorme sacco le due altrettanto enormi telescriventi e che aveva dato in
affidamento questo sacco al gigantesco Hoofddeksel, incaricandolo di portarlo
sempre con sè.</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span class="hps"><span lang="NL" style="font-size: 12pt; line-height: 115%;">Erano ormai passate ventiquattr’ore da
quando Bakkebaarden ed i suoi scagnozzi si erano allontanati dalla nave. Subito
ad attenderli, pochi metri dopo il bagnasciuga, avevano trovato una fitta e
verdissima foresta. Per tutto il giorno i il gruppetto aveva vagato in essa, i
tre marinai confusi ed incerti e il capitano con un obiettivo ben preciso. Egli
aveva messo i suoi sottoposti a conoscenza del semplice piano: scopo di quella tappa era in realtà nientemeno
che trovare la più famosa tribù del Congo, i </span></span><span class="shorttext"><span lang="AF" style="font-size: 12pt; line-height: 115%;">Piesangs, rinomati in tutta Europa per il loro
monopolio di quella nuova ricchezza che veniva ormai definita “l’oro più giallo
dell’oro”: le banane. Eh già, perchè ormai in tutti i salotti dell’alta società,
che ci si trovasse in Olanda o in Italia, in Inghilterra o in Germania, ciò che
aveva sostituito le eleganti tartine di salmone erano le banane; ciò che aveva
preso il posto del contorno per la carne, ancora le banane; invece delle grandi
torte alla panna venivano serviti, ebbene sì, grandi dolci alle banane.</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span class="shorttext"><span lang="AF" style="font-size: 12pt; line-height: 115%;">Erano le banane insomma, questi frutti
esotici e misteriosi, che determinavano il grado di raffinatezza di un <i style="mso-bidi-font-style: normal;">happening</i> mondano. Così come sarebbero
state le banane a permettere al capitano Bakkebaarden, almeno secondo i suoi
piani, di abbandonare per sempre la vita del bucaniere, farsi un bel taglio di
capelli con permanente e ritirarsi in qualche posto fresco e lontano dall’acqua
dove tutti lo avrebbero chiamato “signore” limandogli le dita dei piedi. Anche
se quest’ultima parte del suo piano, bisogna dirlo, già costituiva la sua vita
di tutti i giorni.</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span class="shorttext"><span lang="AF" style="font-size: 12pt; line-height: 115%;">Il capitano nutriva dunque la speranza
di trovare la tribù dei Piesangs. Invece, com’era prevedibile, furono loro a
trovare lui.</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span class="shorttext"><span lang="AF" style="font-size: 12pt; line-height: 115%;">Il secondo giorno infatti, al mettere
piede in una radura, i quattro avventurieri furono sorpresi da un’imboscata
abilmente tesa dalla tribù indigena: in pochi secondi i nostri passarono dal
credersi completamente soli e al sicuro al vedersi circondati da una quarantina
di facce scure e dipinte con complicati motivi tribali, che li scrutavano con
curiosità.</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span class="shorttext"><span lang="AF" style="font-size: 12pt; line-height: 115%;">“Spacchiamo li le faccie!”, ruggì Hoofdekksel
(le inesattezze grammaticali sono state meticolosamente lasciate nella frase
per rendere il più fedelmente possibile il modo in cui fu pronunciata).</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span class="shorttext"><span lang="AF" style="font-size: 12pt; line-height: 115%;">“Diamogli fuoco!”, urlò Zekering,
agitando una tanica d’olio ed una scatola di fiammiferi che aveva tirato fuori
da chissà dove.</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span class="shorttext"><span lang="AF" style="font-size: 12pt; line-height: 115%;">“Mammina!”, squittì Kai terrorizzato,
voltandosi e facendo per fuggire per fratte.</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span class="shorttext"><span lang="AF" style="font-size: 12pt; line-height: 115%;">“Salve a voi, e che le banane crescano
gialle sui vostri alberi!”, parlò il capitano Bakkebaarden in perfetto
Piesangese e nel contempo acchiappando Kai per la collottola. Ma non ci fu
effettivamente bisogno di trattenere il lentigginoso: egli, i marinai e tutti gli indigeni, infatti,
erano rimasti di sasso al sentire il capitano pronunciare parole in quella
lingua rara.</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span class="shorttext"><span lang="AF" style="font-size: 12pt; line-height: 115%;">“Io ed i miei tre...amici, veniamo da
voi in pace per proporvi un equo scambio” Il capitano fece una pausa ad
effetto, in cui la tensione nell’aria era palpabile insieme con la confusione
dei tre marinai. Kai vomitò. “Osservate, prego, i magici artefatti del mio
popolo i cui poteri incredibili potrebbero appartenervi anche seduta stante”</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span class="shorttext"><span lang="AF" style="font-size: 12pt; line-height: 115%;">Così dicendo, egli fece cenno a
Hoofdeksel di passargli il sacco contente le telescriventi; il gigante
depositò questo pesantissimo sacco tra le braccia pelose del capitano; il capitano
cadde in terra.</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span class="shorttext"><span lang="AF" style="font-size: 12pt; line-height: 115%;">Ma subito si rialzò. </span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span class="shorttext"><span lang="AF" style="font-size: 12pt; line-height: 115%;">“Kai!”, sbraitò, in olandese, “fatti
aiutare dall’idiota e portati laggiù una teletrasmittente”. Sotto gli sguardi
incuriositi e divertiti degli indigeni, Hoofdeksel e Kai portarono una delle
due macchine giganti ad una estremità della radura. Poi, il capitano si fece
aiutare dal gigante a posizionare l’altra ad una certa distanza dalla prima.</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span class="shorttext"><span lang="AF" style="font-size: 12pt; line-height: 115%;">Bakkebaarden alzò con gesto teatrale un
dito in alto sopra la tastiera. </span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span class="shorttext"><span lang="AF" style="font-size: 12pt; line-height: 115%;">“Osservate il potere fluire attraverso
le mie mani!”, urlò con voce tremante nella lingua indigena. Sembrava fuori di
sè mentre, madido di sudore, cimentandosi nell’impersonazione di quello che
secondo lui doveva essere un mago, batteva velocissimo sulla tastiera. Il testo
risultante, che inviò subito alla telescrivente dell’appiccicaticcio Kai,
fu: “Ashashala dammibadda ashamalla rashallà”.</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span class="shorttext"><span lang="AF" style="font-size: 12pt; line-height: 115%;">Dopo un attimo di incertezza, arrivò al
macchinario del capitano la risposta: “si?”.</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span class="shorttext"><span lang="AF" style="font-size: 12pt; line-height: 115%;">Impossibile descrivere lo stupore e lo
sgomento che tale comunicazione senza fili causò negli indigeni. Essi si
agitavano, confabulavano, scuotevano le proprie lance. Infine, quello che
sembrava essere il capo, in quanto più grasso e dipinto di tutti, avanzò a
larghi passi verso Bakkebaarden. </span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span class="shorttext"><span lang="AF" style="font-size: 12pt; line-height: 115%;">“Cosa vorresti tu, mago bianchiccio, per
i tuoi artefatti incantati?”, domandò nella propria lingua.</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span class="shorttext"><span lang="AF" style="font-size: 12pt; line-height: 115%;">“Niente di più semplice, mio morbido
amico: consentici di prelevare qualche chilo di banane”.</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span class="shorttext"><span lang="AF" style="font-size: 12pt; line-height: 115%;">Improvvisamente la giungla risuonò di
risate: erano i Piesangs, tutti insieme, che avevano preso a rotolarsi in terra
e sembravano incapaci di trattenere l’ilarità che le parole del capitano
avevano suscitato in loro. Il capo, specialmente, rideva con particolare
trasporto.</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span class="shorttext"><span lang="AF" style="font-size: 12pt; line-height: 115%;">“Banane?! Banane!? Voi credete che noi potremmo
mai voler scambiare le nostre banane con questi ammassi di ferraglia?!”, riuscì
infine a dire il pingue capo tribù. Poi, tornando serio: “Essi sono magici
certo, divertenti, è vero, ma lascia che
ti chieda una cosa: puoi forse mangiarli?”</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span class="shorttext"><span lang="AF" style="font-size: 12pt; line-height: 115%;">Bakkebaarden ed i pirati non risposero. </span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span class="shorttext"><span lang="AF" style="font-size: 12pt; line-height: 115%;">“E ti farò un’altra domanda: reputi forse che la vostra sciocca magia sia
superiore a quella delle banane? Ti credi migliore di un banano solo perchè il
tuo popolo ha creato per te questi marchingegni? Bene, io ti dico: prova, come
noi, a sedere per giorni di fronte ad un banano. Prova anche tu, per giorni e
settimane, ad osservare un casco di banane crescere. L’hai mai visto, tu, che
ti reputi tanto intelligente? Hai mai avuto il tempo, tu, di vedere la vita
generare la vita? </span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span class="shorttext"><span lang="AF" style="font-size: 12pt; line-height: 115%;">Gli sciocchi gingilli che avete portato
da lontano stupiscono, certo. Forse voi per essi avete anche trovato un buon
utilizzo. Ma qui da noi chi vuole recare un messaggio, cammina. Chi vuole
parlare con qualcun altro, si incontra. Chi vuole iniziare una conversazione,
incrocia lo sguardo del suo interlocutore. Eppure sia nelle nostre terre che
nelle vostre, immagino, le persone hanno bisogno di mangiare per vivere. Sono
le banane, qui, che ci donano la vita. È a loro che dobbiamo la nostra salute e
la nostra robustezza.</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span class="shorttext"><span lang="AF" style="font-size: 12pt; line-height: 115%;">Non avrai banane, straniero pallidiccio.
In loro risiede la vera forza; di loro noi ci nutriamo. Ma delle tue macchine,
non sappiamo che farcene. </span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span class="shorttext"><span lang="AF" style="font-size: 12pt; line-height: 115%;">E adesso addio”.</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span class="shorttext"><span lang="AF" style="font-size: 12pt; line-height: 115%;">Così parlò il capo, e con tutta la tribù
voltò le spalle e se ne andò.</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span class="shorttext"><span lang="AF" style="font-size: 12pt; line-height: 115%;"> Ma quella stessa notte Bakkebaarden e
Zekering vollero dimostrare loro come le banane fossero in confronto alla
civiltà totalmente prive di potere: e con l’olio e i fiammiferi appiccarono un
grande fuoco e bruciarono il villaggio con molti dei suoi abitanti e tutte le
sue banane. Quando tornarono alla nave, dovettero
annunciare che la missione era fallita, la fonte di guadagno perduta; così dopo settimane e settimane di viaggio i pirati tornarono alla patria, di
pessimo umore.</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
<span class="shorttext"><span lang="AF" style="font-size: 12pt; line-height: 115%;">Ma colui che più di tutti soffriva di
malumore era lo sventato capitano Bakkebaarden. Egli infatti sapeva di aver
fallito clamorosamente. Lo capiva non perchè ancora non aveva abbandonato la
vita del bucaniere, perchè non poteva permettersi un nuovo taglio di capelli
con permanente o perchè nessuno lo chiamasse più “signore” limandogli le dita
dei piedi; no, egli in cuor suo aveva
compreso che il suo più grande fallimento era stato credere che la vera forza risiedesse
nel potere di togliere la vita; e non in quello di donarla.</span></span><br />
<br />
<br />
</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-Ibs20f9bQn8/T7pfMwt7w8I/AAAAAAAAAJo/w0AW55bxrRE/s1600/bakkebaarden.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="http://4.bp.blogspot.com/-Ibs20f9bQn8/T7pfMwt7w8I/AAAAAAAAAJo/w0AW55bxrRE/s400/bakkebaarden.jpg" width="265" /></a></div>
<br />
<br />
Marghe/ElfoMiope<br />
<br />
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>ElfoMiopehttp://www.blogger.com/profile/04711135707968459527noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-1871971472332555179.post-22274214554955256812012-05-11T10:27:00.004+02:002012-05-17T12:45:55.693+02:00dueparole1<span style="font-family: inherit;">Diamo il via alla prima settimana di racconti "dueparole"!</span><br />
<span style="font-family: inherit;">Le due parole che devono essere contenute nei racconti di questa settimana sono:</span><br />
<span style="font-family: inherit;"><br /></span><br />
<span style="font-family: inherit;">- Banana, <span style="background-color: white;"><span style="color: #333333; line-height: 24px;">frutto mangereccio del banano: è una bacca oblunga, falcata, gialla, a polpa compatta e dolce, di lunghezza che varia, a seconda delle specie di banano, da 10 a 30 cm</span></span></span><br />
<br />
<span style="font-family: inherit;">-Telescrivente, <span style="background-color: white;"><span style="color: #333333; line-height: 24px;">apparato telegrafico aritmico (cioè non vincolato a un particolare ritmo di trasmissione) trasmittente e ricevente, con tastiera per la trasmissione e dispositivo stampante per la ricezione.</span></span></span><br />
<br />
<span style="font-family: inherit;">Ci "leggiamo" tra una settimana! Via alle penne! :)</span><br />
<span style="font-family: inherit;">FeFe</span>FeFehttp://www.blogger.com/profile/11836327952618983663noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1871971472332555179.post-5023182542891120182012-05-09T09:58:00.001+02:002012-05-09T09:58:29.159+02:00Apertura blog!Salve a tutti, gente!<br />
Io (FeFe), Margherita (ElfoMiope) e Camilla (Bradipo) siamo felici di aprire un nostro nuovo e simpaticissimo blog!<br />
Ciò che vogliamo fare è racchiudere qui i nostri racconti, i nostri pensieri, le nostre poesie e tutto quello che la nostra mente malsana può partorire, per condividerlo con chiunque voglia sognare un po' con noi.. :)<br />
Pubblicheremo soprattutto racconti brevi, "sfidandoci" a crearne uno a testa a settimana partendo da due parole suggerite da chi ci sta intorno (o anche da chi ci commenta).<br />
Che dire di più?<br />
Siamo pronti a partire! Mano alle penne (o alle tastiere) e che il vento ci suggerisca nuove storie da raccontare! :)<br />
FeFeFeFehttp://www.blogger.com/profile/11836327952618983663noreply@blogger.com2